Il rilievo in terracotta, datato 1796 e oggi custodito presso il deposito del Museo, raffigura la “Morte di Abele”.
Secondo il racconto biblico Caino e Abele erano i figli di Adamo ed Eva, capostipiti dell’umanità cacciati sulla terra dal giardino dell’Eden per aver mangiato il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. Caino, invidioso del favore ottenuto dal fratello per i sacrifici offerti a Dio, lo condusse in campagna e lo uccise. Dio allora lo punì, condannandolo a essere un perenne fuggitivo in qualunque parte del mondo si fosse recato.
L’opera, di forma pressoché quadrata, rappresenta Abele sdraiato a terra sulla destra della scena, colto mentre cerca di difendersi da Caino: quest’ultimo, stante in posizione centrale, stringe il collo del fratello con la mano sinistra, mentre la destra impugna un bastone. Entrambe le figure, parzialmente coperte da drappi, sono inserite in un ambiente naturale, che vede sullo sfondo una nuvola a sinistra e un albero a destra.
Gli studiosi hanno ricondotto il rilievo a Carlo Maria Giudici: protostatuario (cioè scultore capo) del Duomo dal 1789 al 1804, egli eseguì anche la versione in marmo di Candoglia destinata alla parte inferiore sinistra della facciata (1797-1799 circa).