La statuetta in terracotta, databile forse alla seconda metà del Settecento e raffigurante “Ercole e Anteo”, è oggi esposta in Museo nella sala n. 15, che custodisce in larga parte le sculture presentate tra la fine del Seicento e il Settecento dagli artisti per essere ammessi alle dipendenze della Veneranda Fabbrica.
L’opera coglie il momento in cui l’eroe greco Ercole uccide il gigante Anteo, sollevandolo da terra e stringendolo in una morsa fatale. L’eroe, barbato e dalla chioma ricciuta, ancora con forza i piedi a terra: dalla spalla destra scivola una pelle di leone, suo attributo, lambendo un tronco. Egli serra tra le braccia Anteo, che sospeso in aria cerca di divincolarsi, allontanando con la mano sinistra la testa di Ercole. La gamba sinistra del gigante risulta in gran parte mutila. Il fondo della terracotta, sulla cui sinistra è visibile clava di Ercole, è di forma irregolare e poggia su una base poligonale in legno.
La statuetta appartiene a una piccola serie di tre esemplari aventi lo stesso soggetto, tutti esposti in Museo ed eseguiti da scultori ignoti: la mancanza di documenti d’archivio non ha consentito finora di individuare i singoli autori, né di stabilire con certezza se le terrecotte siano state concepite come prove d’ingresso per entrare a far parte degli scultori della Fabbrica oppure rappresentino l’esito di un concorso per il rilevamento di una bottega.
Un’altra possibilità è che le statuette siano frutto di un’esercitazione di bottega, tenuta da uno scultore che vide di persona o studiò il modello dell'”Ercole e Anteo” di Stefano Maderno (1600-1624 circa), terracotta facente parte della collezione Farsetti oggi conservata presso la Ca’ d’Oro di Venezia. L’iconografia dei due lottatori, d’ispirazione classica, compare nell’arte rinascimentale e viene interpretata da Maderno restituendo alle figure potenza e dinamismo, con attenzione all’anatomia dei corpi.
Il modello di Maderno fu visibile al pubblico dopo che Filippo Farsetti lo acquisì nella sua collezione a metà del Settecento, e questo facilitò la circolazione della composizione, come dimostra anche la copia bronzea custodita presso i Musei del Castello Sforzesco di Milano.
La terza delle tre terrecotte del Museo del Duomo raffiguranti “Ercole e Anteo” non è una copia esatta dal Maderno: tuttavia, il dinamismo è il medesimo, in particolare nell’espressione di Anteo che con la bocca aperta getta la testa all’indietro mentre tenta di liberarsi. Inoltre, le due opere condividono anche la cura per la resa anatomica dei lottatori.