Nuove collocazioni in Cattedrale per le statue di Marco d’Agrate e Cristoforo Solari, esempi di maestria artistica
del Cinquecento: scopriamone insieme le storie
Il San Bartolomeo di Marco d’Agrate torna in Duomo
Il rientro in Cattedrale dopo il recente restauro
Il San Bartolomeo di Marco d’Agrate (1562 circa), una delle sculture più celebri del Duomo di Milano, è nuovamente visibile al pubblico dopo un restauro disposto dalla Veneranda Fabbrica. L’opera, eseguita in marmo di Candoglia e raffigurante l’apostolo scorticato con la sua stessa pelle appoggiata sulle spalle, era infatti ricoperta da numerosi e spessi depositi superficiali, rimossi dalla ditta Magistri restauri di Eros Zanotti. Grazie a questo intervento poco invasivo, è di nuovo possibile ammirare con chiarezza la precisione anatomica dei dettagli del San Bartolomeo, con i nervi e i fasci muscolari perfettamente delineati.
Situata dagli inizi del Novecento nel transetto meridionale del Duomo, vicino all’ingresso laterale verso l’Arcivescovado, la scultura si trovava in origine all’esterno, sul fianco meridionale: da qui, circa un secolo dopo la sua realizzazione, fu spostata nel retrocoro affinché potesse essere meglio apprezzata da coloro che volevano vederla. Oggi, a quasi quattro secoli di distanza, il San Bartolomeo ritorna in questa antica collocazione, per continuare ad affascinare fedeli e visitatori con il suo impressionante realismo.
Il Cristo alla colonna di Cristoforo Solari visibile in Cattedrale
Focus su un capolavoro del primo Cinquecento
In luogo del San Bartolomeo, il transetto meridionale accoglie oggi un’altra opera di grande impatto, per lungo tempo rimasta celata alla vista di chi entra in Duomo: il Cristo alla colonna di Cristoforo Solari detto il Gobbo (1510-1520 circa). Scolpita in marmo di Candoglia e a lungo custodita nella Sacrestia Meridionale, l’opera è una delle poche firmate dall’autore, che contribuì in maniera determinante all’evoluzione della scultura lombarda verso il classicismo.
Non a caso la posa del Cristo alla colonna, rappresentato prima della flagellazione e della morte sulla croce, è influenzata dal Laocoonte: copia romana di un originale greco ritrovata a Roma nel 1506, la statua fu subito presa a modello da numerosi artisti sia per l’espressione del dolore associata alla bellezza fisica sia per la resa dei movimenti del corpo e delle passioni dell’anima. Oltre al Cristo alla colonna, opera di dirompente modernità caratterizzata da un’equilibrata costruzione anatomica e da echi michelangioleschi e leonardeschi, Solari realizzò per la Cattedrale altre statue: fra esse si ricordano l’Adamo, il Lazzaro e la Sant’Elena, esposte in Museo.
Si ringrazia Mauro Ranzani per le immagini del Cristo alla colonna