La statuetta in terracotta, databile fra 1576 e 1583 circa, è oggi esposta in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Essa rappresenta un “Angelo” come una giovane figura alata, con il capo reclinato verso la sua destra.
Abbigliato con una tunica dagli ampi panneggi, l’angelo è colto nell’atto di sostenere il gomito sinistro con la mano destra; quella sinistra risulta invece mancante.
Le gambe appaiono incrociate e i piedi scalzi poggiano su un basamento poligonale.
In base alle fonti d’archivio, gli studiosi hanno appurato che l’opera appartiene alla serie di modelli preparatori per gli angeli-cariatidi marmorei destinati alla cinta del coro del Duomo: essi racchiudono superiormente i rilievi con le “Storie della Vergine”, scolpiti da artisti fra i quali spiccano Giovan Andrea Biffi e Marco Antonio Prestinari.
I modelli per gli angeli-cariatidi sono invece da riferirsi a Francesco Brambilla, dal 1572 prolifico esecutore dei progetti plastici elaborati dall’architetto della Cattedrale, Pellegrino Tibaldi. Quest’ultimo fu il principale interprete della riforma teorizzata dal cardinale Carlo Borromeo dopo il Concilio di Trento (1545-63), che prevedeva la nuova sistemazione di tutta l’area presbiteriale del Duomo.
Dei quattro modelli di angeli-cariatidi giunti fino a noi, solo due corrispondono esattamente alle opere scolpite in marmo, ma la sostanziale affinità stilistica del gruppo risulta evidente. Nello specifico, l'”Angelo” in esame coincide con la versione marmorea collocata accanto al rilievo con il simbolo mariano “LILIVM INTER SPINA”.
La stessa posa delle braccia, con la mano che sorregge il gomito del braccio opposto, compare in uno dei grandi angeli in stucco a tutto tondo dello Scurolo, impresa per la quale Brambilla aveva lavorato accanto al Tibaldi e ad
altri artisti dal 1570 circa al 1575.