La statuetta in gesso patinato, oggi custodita nel deposito del Museo, rappresenta un “Angelo telamone” attero (cioè senza ali) come una giovane figura con la mano sinistra poggiata sul capo, inclinato verso la sua destra. L’altra mano, velata da un panneggio, si posa invece all’altezza dell’addome.
Abbigliato con una tunica increspata in più punti, l’angelo è stante su un basamento poligonale.
Eseguita nell’Ottocento da uno scultore attivo per il Duomo, l’opera è una copia del modello in terracotta realizzato tra 1576 e 1583 circa da Francesco Brambilla per una versione marmorea destinata al tornacoro, l’ampio corridoio che avvolge il presbiterio del Duomo. L'”Angelo” di Brambilla, insieme ad altri esemplari, racchiude superiormente i rilievi con le “Storie della Vergine”, scolpiti da artisti fra i quali spiccano Giovan Andrea Biffi e Marco Antonio Prestinari.
Francesco Brambilla (1530 circa – 1599) iniziò la sua attività per la Veneranda Fabbrica nel 1572, come prolifico esecutore dei progetti plastici elaborati dall’architetto della Cattedrale, Pellegrino Tibaldi. Quest’ultimo fu il principale interprete della riforma teorizzata dal cardinale Carlo Borromeo dopo il Concilio di Trento (1545-63), che prevedeva la nuova sistemazione di tutta l’area presbiteriale del Duomo.