Il bozzetto, databile al biennio 1971-1972 ed esposto in Museo presso la sala dedicata al Novecento (n. 20), è la fusione bronzea postuma dell’ultimo originale in gesso eseguito da Lucio Fontana per la quinta porta del Duomo (1955-1956), cioè la prima da destra guardando la facciata.
Nel 1950 la Veneranda Fabbrica del Duomo aveva infatti indetto un concorso nazionale per la realizzazione della porta, l’ultima mancante dopo quella centrale di Lodovico Pogliaghi (1906) e le tre laterali di Arrigo Minerbi, Giannino Castiglioni e Franco Lombardi (1948-1950).
Ciascun partecipante era tenuto a presentare un bozzetto della porta in scala ridotta, avente come tema “Origine e vicende del Duomo”, e un particolare di dimensioni reali, entrambi in gesso; la proposta di Fontana, maestro italo-argentino dello Spazialismo celebre in tutto il mondo per i suoi “Tagli”, risultò essere fra le sette giudicate migliori, insieme a quella, fra le altre, di Luciano Minguzzi.
Tuttavia, pur riconoscendone l’elevato valore artistico, la commissione giudicatrice del concorso temeva che la modernità dello stile di Fontana, sospeso tra figuralità e astrazione, avrebbe potuto “turbare violentemente” l’equilibrio della facciata della Cattedrale: così, impossibilitata a individuare un vincitore, la Fabbrica istituì un secondo grado di concorso, al quale parteciparono Fontana, Luciano Minguzzi ed Enrico Manfrini.
Tra 1951 e 1952 Fontana realizzò così un’altra formella al vero (“Bombardamento di Milano”), tre studi di personaggi (“Un frate”, “Un nobile” e “Un cavaliere”) e un nuovo bozzetto della porta in gesso, questa volta dotato di intelaiatura. Nuovamente, come già avvenuto per il primo grado di concorso, la Fabbrica era in dubbio sull’adattabilità dell’arte di Fontana al Duomo; ciò nonostante nel 1952 Fontana e Luciano Minguzzi furono proclamati vincitori alla pari del concorso, anche se a nessuno dei due venne assegnata la realizzazione della porta.
La questione tornò alla ribalta nel 1955, quando la Banca Popolare di Milano offrì alla Fabbrica di farsi carico della fusione in bronzo dell’opera, indicando Fontana come artista esecutore: entro il 1956 lo scultore creò quindi un ulteriore bozzetto della porta e almeno tre formelle al vero, tutti in gesso. Se le formelle risultano disperse, il bozzetto della porta è quello da cui tra 1971 e 1972 la Fabbrica farà realizzare la fusione bronzea oggi esposta in Museo.
L’opera è composta da due battenti rettangolari, uniti fra loro da una cornice e suddivisi in sei registri con due formelle a bassorilievo di stile semi figurativo ciascuno. L’estremità superiore consiste invece in una formella di dimensioni doppie con “Le preghiere della città alla Vergine”, mentre le due formelle dell’estremità inferiore presentano una teoria di sei papi lombardi (“Alessandro II, Urbano III, Celestino IV, Pio IV, Innocenzo XI e Pio XI”).
Al di sopra di queste ultime inizia la narrazione, che si origina in basso a sinistra e prosegue orizzontalmente. Essa comprende dieci episodi della storia del Duomo dalla sua fondazione nel 1386 fino al bombardamento del 1943: “L’arcivescovo Antonio da Saluzzo promulga la bolla di fondazione del Duomo”, “L’arcivescovo Antonio da Saluzzo e Gian Galeazzo Visconti pongono la prima pietra”, “Nobili e plebei prestano la loro opera manuale gratuita”, “Il trasporto del marmo”, “Papa Martino V consacra l’Altar Maggiore”, “San Carlo consacra il Duomo”, “Processione del Santo Chiodo”, “Incoronazione di Napoleone”, “Te Deum”, “Bombardamento di Milano”.
Tornando agli anni Cinquanta, dopo aver esaminato anche il nuovo bozzetto la Fabbrica confermò definitivamente il suo parere negativo sulla “compatibilità ambientale” del linguaggio artistico di Fontana con il Duomo. La realizzazione della porta fu quindi affidata a Luciano Minguzzi, che la completò entro il 1965.
Per quanto riguarda il bozzetto di Fontana, dal punto di vista stilistico gli studiosi non hanno mancato di ribadire l’importanza del rapporto luminoso tra figure e fondo liscio, ideato dallo scultore “in modo che l’effetto della luce in qualunque ora del giorno, giochi di chiari e scuri, che oltre a dare un senso magico e di leggerezza si inquadri all’architettura del Duomo”.
Fatta realizzare dalla Fabbrica nei primi anni Settanta per salvaguardare l’integrità dell’originale in gesso, a lungo ritenuto disperso e riscoperto nel 2018 nei depositi della Fabbrica, la fusione in bronzo del bozzetto di Fontana è entrata a far parte della collezione del Museo, insieme alla quasi totalità di quelle delle altre prove elaborate dallo scultore per il concorso.
Gli originali in gesso sono stati invece depositati fra 2000 e 2001 presso il Museo Diocesano milanese, ad eccezione dell’ultimo bozzetto per la porta e del “Cavaliere” modellato per il secondo grado della competizione, mai fuso in bronzo (1951-1952).