Scultura

Capitello di lesena

di Bottega milanese o pavese (?)

Cronologia: Primi decenni del XII secolo

Misure cm: 48 × 67 × 37

Materia e Tecnica: Pietra (calcare?) scolpita

N. Inventario: ST13

Trovato in Duomo nel 1939, alla base delle fondamenta di un pilone durante gli scavi del nuovo sotterraneo
verso sud, il semicapitello, oggi esposto nella sala del Museo dedicata alle origini della Cattedrale (n. 3), ha svolto per decenni, nel precedente allestimento, la funzione di base per la “Sant’Agnese” scultorea con insegne viscontee (1360-1395), a sua volta custodita nella sala intitolata appunto all’epoca viscontea (n. 4).

Databile ai primi decenni del XII secolo, il semicapitello, con collarino inferiore liscio e spigolo sinistro in basso sbreccato, presenta sulla faccia maggiore una decorazione organizzata in modo simmetrico: da un tronco centrale, che definisce una sorta di albero, si dipartono lateralmente, a due terzi dell’altezza, due nastri a tre cordoli, i quali si intrecciano, moltiplicano e annodano in strette curve, concludendosi in alto al centro con una grande foglia polilobata rovesciata, foglie trilobate e palmette.

Queste ultime, con le terminazioni forate dal trapano, appaiono orientate in modo opposto in alto e in basso, a riempire il corpo principale leggermente svasato (detto kalathos). Sugli spigoli, i nastri fermati da una triplice fascetta ripartono, riproponendo un simmetrico sviluppo dell’ornato sui lati inferiori destro e sinistro, con porzioni dei motivi scolpiti sul lato principale.

Per quanto riguarda il versante storico-artistico, anche se allo stato attuale non è stato possibile precisarne la collocazione originaria gli studiosi hanno ipotizzato la provenienza del semicapitello dall’interno dell’antica basilica invernale di Santa Maria Maggiore: attestata nel IX secolo e probabilmente ricostruita nel XII, essa si trovava insieme a quella estiva di Santa Tecla nell’area oggi occupata dal Duomo e dalla sua piazza.

Dal punta di vista stilistico il semicapitello, interessato da una leggera consunzione superficiale, presenta uno schema di intrecci di nastri e fogliami molto vicino a quello che ricorre sulla lastra montata nel pulpito di Sant’Ambrogio, sotto il rilievo con l’”Ultima cena”.

Altri confronti pertinenti, poi, sono quelli con capitelli di chiese milanesi che con Santa Maria Maggiore hanno condiviso la ricostruzione romanica nel XII secolo: il capitello del semipilastro composito superstite in Santo Stefano, ancora in loco nella piazza omonima ma sempre meno leggibile; i capitelli angolari di semiparaste in San Celso, per il groviglio dell’intreccio; il semicapitello corinzieggiante trasformato in acquasantiera nel transetto sinistro di San Giorgio al Palazzo, murato sotto il pulpito.

Fuori dall’ambito milanese, il semicapitello del Duomo dialoga con un esemplare custodito presso San Savino a Piacenza. Inoltre, il motivo dei nastri che si allargano a ventaglio, definendo una sorta di palmetta, ricorre molto simile in esemplari in arenaria di capitelli di lesena di due chiese pavesi romaniche: San Michele e San Giovanni in Borgo.

Infine, in entrambi gli edifici, si riscontrano anche elaborati capitelli a complicati intrecci, con nastri che terminano con motivi vegetali.