Risplendente dell’oro e dell’argento dorato che ne rivestono l’anima in legno, la croce astile capitolare di san Carlo risale con molta probabilità alla metà del XVI secolo: verosimilmente eseguita da una bottega lombarda e documentata nel Tesoro del Duomo a partire dal 1565, essa era utilizzata nelle processioni stazionali con soste davanti agli altari della Cattedrale.
Appesa sopra l’altare maggiore dal 1965, nel 2000 è stata depositata presso il Museo del Duomo (sala n. 2 del Tesoro), dal quale viene prelevata per l’impiego liturgico durante l’ingresso in Cattedrale del nuovo arcivescovo.
Contraddistinta da una sagoma a croce greca, con terminali gigliati culminanti in formelle quadrilobe, l’opera reca all’incrocio dei bracci un medaglione ovale: quest’ultimo è ornato da quattro olive sfaccettate in cristallo di rocca, su perni con basi a bocciolo di foglie. I bracci risultano decorati da pietre preziose in castone, nove sul lato anteriore e undici su quello posteriore (zaffiri, granati e una gemma gialla trasparente).
Il lato anteriore è dominato dalla figura a tutto tondo di Cristo, che si staglia sugli strumenti della Passione; le estremità del braccio verticale ospitano superiormente un pellicano, simbolo del sacrificio di Gesù, e in basso sant’Ambrogio, mentre quelle del braccio orizzontale mostrano a sinistra la Vergine e a destra san Giovanni evangelista (tutti a mezzo busto e lavorati a sbalzo).
Sul lato posteriore, il medaglione ovale centrale presenta Dio Padre benedicente, a mezzo busto e con il globo in mano, sorretto da tre angioletti: nelle formelle trovano posto invece i quattro evangelisti.
Il bastone scanalato di supporto si innesta alla croce mediante una base a fasce parallele, con tre piccoli granati in castone.
Ricondotta a san Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano dal 1565 al 1584, solo a partire dal Novecento, senza testimonianze documentarie, nel 1847 l’opera fu sottoposta a un deciso rifacimento utilizzando alcuni elementi di una croce precedente: del più antico manufatto rimangono solo le parti figurate, come ben esemplificano i mezzi busti di Dio Padre e san Giovanni evangelista, oltre ad alcune profilature.
Dal punto di vista stilistico, gli studiosi hanno collegato la statuetta di Cristo alle miniature di Giovanni Giacomo Decio, chiamando in causa per le altre figure sia Leonardo da Vinci sia una croce conservata nella Geistlichen Schatzkammer (Tesoreria imperiale) di Vienna, il cui modello è attribuito a Giambologna.
Inoltre, la croce detta di san Carlo è stata collegata anche alla produzione di Leone Leoni, ritenuto autore della Pace di Pio IV (1560 circa), anch’essa inclusa nel Tesoro del Duomo.