Il modello in gesso è oggi esposto in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Datata 1840, l’opera raffigura “Davide” (circa 1000-961 a.C.), secondo re d’Israele e fondatore della dinastia destinata a regnare per quattro secoli sul regno di Giuda.
Egli è rappresentato come un uomo barbato dai lunghi capelli mossi, trattenuti sulla fronte da una fascia. Il volto dall’espressione sorpresa, con la bocca semichiusa, è rivolto verso l’alto.
Abbigliato con una tunica e un manto dagli ampi panneggi, il personaggio appare mutilo di entrambe le mani; i piedi, cinti da calzari, poggiano su un sottile basamento con inscritto il suo nome. In particolare, il piede sinistro sporge dalla base, mentre vicino alla gamba destra è visibile un cartiglio srotolato con incisioni, retto da un sostegno in blocchi di pietra squadrati o mattoni.
Modello preparatorio per una versione marmorea destinata all’altare di San Giuseppe in Duomo, nella navata laterale sinistra, l’opera fu eseguita dallo scultore milanese Giovanni Antonio Labus. Attivo per il Duomo dal 1827 fino quasi alla morte, in questo periodo l’artista realizzò per la Cattedrale numerose sculture: tra esse si ricordano per esempio il “San Giacomo minore”, elaborato per l’altare di San Giovanni evangelista (1842), e il “San Frontone” (1845) per il gugliotto Pestagalli.
In queste opere, secondo gli studiosi vicine ai risultati formali di Lorenzo Bartolini e Vincenzo Vela, si nota una fusione di idealismo e realismo sia nei volti sia nella resa del panneggio, nonché un’espressività e un pittoricismo intensi che testimoniano l’orientamento romantico dell’artista.
La statua in marmo di Candoglia del “David” (1842), sempre eseguita da Labus, si trova oggi in Duomo nella nicchia di sinistra del già citato altare di San Giuseppe.