Raffigurante “David musico” e databile al 1678 circa, il modello in terracotta fu eseguito come prova per la scultura definitiva in marmo di Candoglia, collocata all’esterno del Duomo sul transetto meridionale (1684).
Il modello, entrato nel deposito del Museo nel 1952, è invece esposto dal 2013 presso la sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per la Cattedrale.
L’opera in oggetto, mutila di entrambe le braccia, rappresenta appunto David (circa 1000-961 a.C.), secondo re d’Israele e fondatore della dinastia destinata a regnare per quattro secoli sul regno di Giuda. Il riferimento alla sua attività di musico nel titolo deriva dal fatto che, come nella statua marmorea, in origine la mano sinistra sosteneva un’arpa, della quale nel modello rimane forse un accenno vicino al piede corrispondente. La mano destra teneva invece un cartiglio, retto da un piccolo angelo.
Nel modello David è ritratto come un uomo maturo con barba corta e capelli ricciuti sui quali è posata una corona.
Abbigliato all’antica, David indossa una lorica parzialmente coperta con un manto dalle morbide pieghe e calzari da guerriero; il viso dall’espressione solenne è rivolto verso la sua destra, mentre la gamba dello stesso lato appare posizionata più in avanti rispetto alla sinistra per dare un’impressione di movimento.
La figura poggia su un basamento il cui fronte risulta decorato sul fronte da un cartiglio.
Grazie ai documenti d’archivio il modello è stato attribuito dagli studiosi a Giuseppe Rusnati, scultore lombardo attivo per il Duomo dal 1673 che, trent’anni più tardi sarebbe stato nominato protostatuario (cioè capo scultore) della Cattedrale. Oltre al “David musico”, di Rusnati il Museo custodisce il modello in gesso e terracotta raffigurante “San Giovanni Bono e la regina Teodolinda” (1685), realizzato per una formella della cappella di San Giovanni Bono.
Allievo a Milano di Dionigi Bussola, lo scultore più prolifico in Duomo nel Seicento, come il suo maestro anche Rusnati compì un viaggio a Roma, grazie al quale ebbe modo di perfezionare la sua conoscenza dell’antico e dei modelli del barocco, studiando in particolare le opere di Gian Lorenzo Bernini, Alessandro Algardi e François Duquesnoy.
Non a caso gli studiosi hanno individuato un’affinità stilistica tra il “David musico”, caratterizzato da un modellato morbido e da un ritmo compositivo sciolto e mosso, e la figura di Attila nella grande pala d’altare marmorea raffigurante l'”Incontro di Attila e san Leone Magno” (1646-1652), eseguita da Alessandro Algardi per la Basilica di San Pietro.