Dipinti

Disputa di Gesù fra i dottori del tempio

di Robusti Jacopo, detto il Tintoretto (Venezia 1518 circa-1594)

Cronologia: Quinto decennio del XVI secolo

Misure cm: 197 × 319

Materia e Tecnica: Olio su tela

N. Inventario: D2

Vero e proprio capolavoro del maestro veneziano Jacopo Robusti, detto “Tintoretto”, e dell’intero manierismo italiano, l’olio su tela con la “Disputa di Gesù fra i dottori del tempio” è una delle opere più importanti fra quelle esposte presso il Museo, dove occupa una posizione di rilievo nella sala dedicata all’età borromaica (n. 10)

Risalente al quinto decennio del Cinquecento, in particolare al 1540-1543 circa, e registrata per la prima volta nel 1638 all’interno degli inventari della Galleria Arcivescovile di Milano, l’opera potrebbe essere stata commissionata a Tintoretto dal cardinale milanese Filippo Archinto, nunzio papale presso la Repubblica di Venezia prima di diventare arcivescovo della città ambrosiana nel 1556.

Dimenticata dalle fonti, la “Disputa” è stata riscoperta nel 1954 in un laboratorio della Veneranda Fabbrica del Duomo: qui era giunta da un sotterraneo della Cattedrale, dove aveva trovato riparo dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.

Il dipinto raffigura l’episodio evangelico secondo il quale il dodicenne Gesù, in visita con i genitori a Gerusalemme, si trattiene a loro insaputa nel tempio, interrogando i dottori della Legge su questioni teologiche e sconcertandoli con la sua intelligenza.

Ambientata in un ampio spazio delimitato da colonne in fuga prospettica, la scena ha il suo punto focale nel giovane Gesù, rappresentato al centro in secondo piano: seduto su una cattedra dorata, ornata de tre sculture e posta in cima a una gradinata, egli è colto nell’atto di discutere con i dottori della Legge.

Questi ultimi occupano gran parte della composizione, ritratti in una varietà di pose e atteggiamenti che riflettono l’agitazione suscitata in loro dalle parole dell’interlocutore: nello specifico, se due gruppi in secondo piano affiancano la cattedra su balconi, altri si trovano ai lati di Gesù e uno seduto ai suoi piedi sulla gradinata.

In primo piano altri dottori formano due ali laterali: tra essi spiccano due figure intente a consultare grossi libri, una seduta sulla destra, vicino al dottore con il mantello giallo, e l’altra inginocchiata sulla sinistra. Accanto a quest’ultima sta una giovane donna in piedi che osserva la scena, forse la Vergine Maria accorsa per cercare il figlio.

Gli studiosi hanno riconosciuto come modello ispiratore della “Disputa” e dei suoi colori accesi il Raffaello delle Stanze Vaticane e della “Trasfigurazione”, individuando anche l’influenza di Michelangelo nelle dilatazioni e nei gigantismi che la caratterizzano, in assoluta sintonia con la svolta cruciale della maniera che si compie a Venezia intorno al 1540.

E proprio Michelangelo, secondo un’interpretazione, sarebbe da riconoscere nella figura dal cappello rosso seduta alla destra di Gesù, mentre Tintoretto avrebbe lasciato un autoritratto nel giovane dottore a sinistra con il viso rivolto verso l’osservatore; l’anziano appoggiato a un bastone che gli gira le spalle sarebbe invece Tiziano.

In questo modo, Tintoretto avrebbe adombrato la sua posizione, equidistante dai due grandi maestri, eppure del tutto originale. La presenza dei due, il primo spettatore sdegnoso delle novità portate dal talento impetuoso di Tintoretto e l’altro “divino” e lontano modello, farebbero così diventare la “gran lotta” del giovanetto in cattedra l’allegoria di quella dell’arte.