Scultura

Doccione zoomorfo

di Grassi Giovannino de' (1355/1360?-1398), ambito di

Cronologia: Fine del XIV secolo

Misure cm: 70 × 90 × 140

Materia e Tecnica: Marmo di Candoglia a tuttotondo; pupille in piombo

N. Inventario: ST53

Situata originariamente su un contrafforte della sacrestia meridionale del Duomo, questa scultura in marmo di Candoglia è un doccione (o gargoyle), cioè un elemento funzionale per la raccolta e lo scarico delle acque piovane tipico dell’architettura gotica.

I 150 doccioni della Cattedrale, collocati all’estremità degli archi rampanti, sugli angoli delle guglie e dei contrafforti e lungo i parapetti, hanno forme molteplici: se fra Trecento e Quattrocento prevalgono animali reali o fantastici, demoni ecc., successivamente compaiono anche figure umane e angeliche che rivelano una sensibilità artistica più ricercata.

Oltre alla loro funzione materiale, alcuni studi hanno attribuito ai doccioni la capacità simbolica di guardiani, che proteggono il Duomo dall’esterno allontanando gli spiriti maligni.

Realizzato alla fine del Trecento da un ignoto scultore attivo per il cantiere della Cattedrale, il doccione in questione è oggi custodito presso il Museo nella sala dedicata all’epoca viscontea (n. 4): le sue sembianze sono quelle di un mostruoso animale fantastico alato, con il dorso scavato per il deflusso dell’acqua piovana. Il corpo ricurvo è pronto a balzare sulla preda, come rivelano la posizione degli arti, la bocca spalancata che mostra i denti e gli occhi sbarrati con pupille di piombo.

Nonostante alcune fratture del marmo e l’elaborazione fantastica della figura, è apprezzabile il naturalismo dell’animale, soprattutto nell’articolazione delle zampe, nello slancio del corpo e nella caratterizzazione del muso, non estraneo a possibili modelli di Giovannino de’ Grassi. Quest’ultimo, architetto, scultore, pittore e miniatore, fu ingegnere stabile della Veneranda Fabbrica dal 1391, occupandosi della costruzione e della decorazione scultorea di crociera e coro.

Ma la sua fama deriva principalmente dall’attività di miniatore e disegnatore di punta del gotico internazionale, grazie alla ricchezza inventiva e ornamentale delle sue creazioni, contraddistinte da colori raffinati ed eleganza del disegno. La penetrante osservazione del mondo della natura di Giovannino, espressa nelle sue illustrazioni, è testimoniata dal celebre “Taccuino” di Bergamo (Bergamo, Biblioteca Civica) e dall'”Uffiziolo” miniato per Gian Galeazzo Visconti (Firenze, Biblioteca Nazionale).