Modelli scultorei

Ercole che uccide il leone nemeo

di Perego Giuseppe (?, 1711/1715 - Milano, 1789)

Cronologia: 1754

Misure cm: 62 × 26 × 21

Materia e Tecnica: Terracotta a tuttotondo

N. Inventario: MS678

La statuetta in terracotta, databile al 1754 e raffigurante “Ercole che uccide il leone nemeo”, è oggi esposta in Museo nella sala n. 15, che custodisce in larga parte le sculture presentate tra la fine del Seicento e il Settecento dagli artisti per essere ammessi alle dipendenze della Veneranda Fabbrica.

Nel modello, l’eroe greco è rappresentato come un uomo muscoloso parzialmente coperto da un drappo assicurato alla spalla destra, con il volto incorniciato da capelli e barba corti e riccioluti. Il corpo e lo sguardo concentrato sono rivolti in basso verso il leone, tenuto fermo sul dorso con il ginocchio destro e per la testa con la mano sinistra, mentre la destra alzata brandisce una clava.

Secondo il mito, infatti, la prima delle dodici fatiche di Ercole prevedeva proprio l’uccisione del temibile animale, allevato dalla dea Era. Nel modello il leone, il cui corpo è in larga parte nascosto da alcune rocce, è ritratto con la bocca aperta, le zampe anteriori sporgenti all’esterno e lo sguardo rivolto in alto verso l’avversario.

Entrambe le figure poggiano su un basamento poligonale recante l’iscrizione “Giuseppe Perego, Prova”.

Ammesso a lavorare per il Duomo proprio con quest’opera, già a partire dal 1731 circa il suddetto artista aveva svolto la sua formazione nell’ambito del cantiere della Cattedrale, lavorando con gli scultori Giovanni Battista Dominione, Carlo Francesco Mellone ed Elia Vincenzo Buzzi.

Autore del “Guerriero” per la cima della guglia dell’Amadeo (1760), cinque anni più tardi Perego avrebbe vinto il concorso per la realizzazione della statua della Madonnina, destinata a sormontare la guglia maggiore: per l’importante commissione lo scultore eseguì ben tre modelli in terracotta, due dei quali esposti in Museo come anche il “Guerriero”.

Nominato sempre nel 1765 protostatuario, cioè scultore capo del Duomo, nelle ultime opere Perego continuò a mostrare la sua duplice personalità artistica, oscillante tra la rielaborazione delle proprie esperienze giovanili e il linguaggio manieristico.

In tal senso, il modello con “Ercole che uccide il leone nemeo” è un’accurata esecuzione degli insegnamenti dei suoi maestri: vi compaiono infatti il senso narrativo di Dominione, l’eleganza formale di Mellone e le ricerche luministiche di Buzzi.

Al contempo, gli studiosi ritengono l’opera importante perché segna anche una svolta in direzione manierista. In particolare, la forte e abile torsione del corpo dell’eroe, la tensione di braccia e gambe, il guizzare dei muscoli con forti giochi di luci e ombre e l’andamento spezzato delle linee compositive esaltano particolarmente la plasticità del modello, conferendogli forza e qualificandolo come un sapiente saggio di abilità tecnica.