Scultura

Eva

di Marini Giovan Angelo (Catania, ? - documentato a Milano dal 1548 al 1584)

Cronologia: 1563-1565

Misure cm: 182 × 90 × 54

Materia e Tecnica: Marmo di Candoglia a tuttotondo

N. Inventario: ST155

Raffigurante “Eva” e databile fra 1563 e 1565, la scultura in marmo di Candoglia proviene dal Duomo: dopo vari spostamenti, fu rimossa dalla Cattedrale per entrare in Museo. Qui è oggi esposta nella sala dedicata all’età borromaica (n. 10).

Come indicano le fonti d’archivio, l’opera fu commissionata dalla Veneranda Fabbrica a Giovan Angelo Marini, detto il Siciliano per via delle sue origini. Attivo oltre che al Duomo anche presso la Certosa di Pavia, dove firmò varie statue per la facciata, egli fu una personalità eclettica, che con il suo operato in Lombardia influenzò la statuaria locale trasmettendole suggestioni dell’arte toscana.

In particolare, Marini scolpì la “Eva” per accompagnarla all'”Adamo” di Cristoforo Solari (1502-1503, visibile in Museo nella sala n. 8). Scultore e architetto originario dell’odierno Canton Ticino, grazie alla sua produzione spesso di alto livello tecnico-esecutivo Solari contribuì in maniera determinante a traghettare la scultura e l’architettura lombarde, ancora legate all’arretrata tradizione locale, verso il classicismo già in auge in altre città d’Italia come Venezia, Mantova e Roma.

Sempre le fonti indicano che anche Solari ricevette dalla Fabbrica l’incarico di realizzare una scultura raffigurante “Eva”, poi perduta; si può quindi ipotizzare che la statua di Marini fu eseguita per sostituire quella di Solari.

Il Siciliano rappresenta la progenitrice, indotta dal demonio a mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, come una giovane donna, dai lunghi capelli ondulati raccolti sulla nuca. Voltata di tre quarti verso la sua destra e nuda all’infuori di un tralcio di vite che le copre parzialmente il ventre, la figura poggia il braccio sinistro su un tronco d’albero: intorno a quest’ultimo avvolge le sue spire il demonio, sotto forma di serpente dal volto umano. Eva è affiancata alla sua destra dal figlioletto Caino, seduto sul basamento poligonale che sostiene entrambe le figure.

A proposito dell’opera, gli studiosi hanno osservato la volontà dell’autore di farla dialogare con l'”Adamo” di Solari, come testimoniano la posa di tre quarti e il lieve movimento dei fianchi, speculare a quello dell’altra statua.