Raffigurante una “Figura portascudo”, la scultura in marmo di Candoglia è databile al 1480 circa. Proveniente con molta probabilità dal Duomo, si trova oggi esposta nella sala dedicata all’età sforzesca (n. 7).
L’opera rappresenta una figura femminile che regge con la mano destra uno scudo, recante lo stemma sforzesco con il biscione visconteo e l’aquila imperiale inquartati.
Il personaggio, abbigliato con una tunica e un manto dai panneggi spigolosi, ha Il capo rivolto verso la sua destra; i lunghi capelli mossi appaiono cinti da una fascia con un fiore sulla fronte.
Entrambe le gambe, la destra diritta e la sinistra flessa, poggiano su un piedistallo mancante della parte anteriore.
Secondo gli studiosi la statua proviene da un complesso scultoreo più ampio, collocato in Duomo, di patrocinio ducale: nello specifico, la “Figura portascudo” doveva trovarsi a una delle estremità di tale apparato, con la funzione di complemento coreografico e di contrassegno patronale attraverso lo stemma sullo scudo, utilizzato con particolare predilezione da Galeazzo Maria Sforza.
Per quanto riguarda il versante stilistico, l’opera mostra nel volto e nei panneggi forme di durezza espressiva simili a quelle testimoniate dalle opere degli scultori della famiglia Luvoni; fra essi spicca il capostipite Cristoforo, stimato maestro attivo tra il cantiere del Duomo e quello dell’Ospedale Maggiore. Si ricorda, all’interno della sua produzione, il monumento funebre Birago, firmato e datato (1455) per la chiesa milanese di San Marco.