Scultura

Giobbe e il demonio

di Simonetta Carlo (Milano, 1635 circa-1693)

Cronologia: 1669

Misure cm: 181 × 94 × 75

Materia e Tecnica: Marmo di Candoglia a tuttotondo

N. Inventario: ST174

Raffigurante “Giobbe e il demonio” e databile al 1669, il gruppo scultoreo in marmo di Candoglia proviene dal lato sud del Duomo, dove fu gravemente danneggiato dai bombardamenti bellici del 15 agosto 1943.

Sostituita da una copia eseguita entro il 1953, nello stesso anno l’opera è entrata in Museo, dove si trova tuttora esposta nel corridoio introduttivo alla sala della Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per la Cattedrale.

Il soggetto rappresentato è quello della lotta fra Giobbe e il demonio, sconfitto dopo aver tentato il noto personaggio biblico mettendo alla prova la sua fede in Dio: infatti, nelle fotografie d’inizio Novecento che mostrano il gruppo ancora integro, Giobbe appare in posizione eretta, il volto fermo e volitivo dopo aver sottomesso il nemico.

L’opera oggi esposta in Museo, invece, mostra ancora le mutilazioni subite nel 1945, soprattutto nella figura di Giobbe. Situata sulla sinistra della composizione, essa risulta priva di testa, braccio destro, avambraccio sinistro e parte della gamba destra con il piede corrispondente.

Il corpo, cinto ai fianchi da un perizoma drappeggiato e retto da una corda annodata come cintura, è colto in una posa costruita sul gioco di equilibrio e contrapposizione tra la torsione del busto, le braccia che ne accompagnavano la rotazione verso sinistra e la gamba dello stesso lato, i cui muscoli guizzanti sono tesi nello sforzo di sostenere e bilanciare il peso.

Molto più integro appare il demonio, situato in basso a destra: semisdraiato sul sottile piedistallo, con il braccio destro poggiato sul capo e il sinistro piegato, egli risulta facilmente identificabile grazie alle corna, alla barbetta caprina e alle orecchie a punta. Lo sguardo del suo volto, minuziosamente descritto, è rivolto verso quello dell’avversario ormai vincitore.

Grazie alle fonti d’archivio gli studiosi hanno attribuito il gruppo a Carlo Simonetta, attivo per il Duomo dal 1660 fino alla morte, avvenuta nel 1693: allievo di Dionigi Bussola, nel 1687 Simonetta fu il suo successore come protostatuario, cioè scultore capo, della Cattedrale.

Autore di numerose opere, di alcune delle quali il Museo custodisce i modelli preparatori (per esempio quello in gesso e terracotta raffigurante la “Nascita di san Giovanni Bono”, 1685), sul versante stilistico Simonetta appare debitore del tardomanierismo pittorico milanese, dai Procaccini al Cerano.

Inoltre, risulta in lui assai spiccata la propensione verso il naturalismo, viva anche nel maestro Bussola e particolarmente evidente nel gruppo con “Giobbe e il demonio”, considerato uno dei vertici della sua produzione: si osservino, a tale proposito, la grande padronanza della resa anatomica, la presenza di dettagli quali la fine lavorazione del perizoma e della corda indossati da Giobbe e il vibrante gioco chiaroscurale dell’insieme.