Vetrate

Giona predica a Ninive

di Mochis Corrado de (Colonia, 1525 - Milano, 1593) su cartone di maestro tedesco (Mochis Corrado de?)

Cronologia: Anni Quaranta-Cinquanta del XVI secolo

Misure cm: 117 × 58,5

Materia e Tecnica: Vetro, grisaglia, piombo

N. Inventario: V28

L’antello, databile fra gli anni Quaranta e Cinquanta del Cinquecento, appartiene alla vetrata dell'”Antico Testamento”, decorante uno dei grandi finestroni dell’abside del Duomo (quello verso corso Vittorio Emanuele).

Avviata nel 1417 e terminata nella seconda metà del Cinquecento, la vetrata narra episodi tratti dai libri della Bibbia incentrati sull’antica alleanza fra Dio e il popolo d’Israele.

In particolare, l’antello di cui sopra è stato rimosso dalla Cattedrale per ragioni conservative, e negli anni Cinquanta è entrato a far parte della collezione del Museo, dove si trova tuttora nella sala dedicata all’arte vetraria del Duomo (n. 9).

Esso, originariamente completato da un altro esemplare, rappresenta con molta probabilità la “Predica” del profeta Giona a Ninive, la grande capitale orientale dell’Assiria i cui abitanti Dio voleva riscattare dal peccato.

Ambientata in uno spazio delimitato da una parete di mattoni e aperto sul paesaggio mediante una finestra, la scena è animata da quattro cittadini di Ninive: vestiti con abiti cinquecenteschi e ritratti in posizione seduta, essi hanno la testa rivolta verso destra, dove il profeta (raffigurato nell’altro antello) sta parlando.

Due dei personaggi, in primo piano, appaiono di profilo, mentre degli altri due sono visibili i volti dalle espressioni concentrate.

Gli studi più recenti attribuiscono l’esecuzione dell’antello a Corrado de Mochis da Colonia, uno dei principali vetrai cinquecenteschi attivi per il Duomo. Inizialmente collaboratore dei pittori Biagio e Giuseppe Arcimboldi, dei quali traspone in vetro i cartoni per le vetrate di “Santa Caterina d’Alessandria” e dell'”Antico Testamento” (1549-1555), dopo il trasferimento di Giuseppe presso la corte dell’imperatore Ferdinando I (1562), de Mochis assume maggiore autonomia: suoi sono infatti, per esempio, cartoni e pannelli della vetrata di “Santa Caterina da Siena”, dove la raffinatezza da mondo fantastico di Arcimboldi lascia il posto a un’attenzione realistica di tono più popolare.

Tali caratteristiche, riscontrate anche nell’antello con la “Predica di Giona a Ninive”, hanno indotto gli studiosi a ipotizzare che il maestro tedesco individuato come autore del cartone dell’antello possa essere sempre Corrado de Mochis.

Dal punto di vista conservativo, si segnalano come inserti ottocenteschi la testa del personaggio all’estrema sinistra della scena e, in larga parte, la muratura della parete di fondo (sedili e pavimento in primo piano sono invece cinquecenteschi); per il resto, per quanto ritoccate, le figure appaiono salvaguardate.

Inoltre, un recente restauro ha provveduto a eliminare il piombo di sutura dalla testa del personaggio all’estrema sinistra.