La formella, datata 1971 ed esposta in Museo presso la sala dedicata al Novecento (n. 20), è la fusione bronzea postuma dell’esemplare in gesso eseguito nel 1951 da Lucio Fontana per la quinta porta del Duomo, cioè la prima da destra guardando la facciata.
Nel 1950 la Veneranda Fabbrica del Duomo aveva infatti indetto un concorso nazionale per la realizzazione della porta, l’ultima mancante dopo quella centrale di Lodovico Pogliaghi (1906) e le tre laterali di Arrigo Minerbi, Giannino Castiglioni e Franco Lombardi (1948-1950).
Ciascun partecipante era tenuto a presentare un bozzetto della porta in scala ridotta, avente come tema “Origine e vicende del Duomo”, e un particolare di dimensioni reali, entrambi in gesso; la proposta di Fontana, maestro italo-argentino dello Spazialismo celebre in tutto il mondo per i suoi “Tagli”, risultò essere fra le sette giudicate migliori, insieme a quella, fra le altre, di Luciano Minguzzi.
Insieme al bozzetto in scala della porta, Fontana sottopose alla commissione giudicatrice due formelle al vero, raffiguranti rispettivamente “Urbano III” e “L’arcivescovo Antonio da Saluzzo promulga la bolla di fondazione del Duomo”: quest’ultima rappresenta appunto il momento in cui l’arcivescovo, cugino del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, legge ai milanesi la lettera in cui chiede loro di contribuire alla costruzione della nuova Cattedrale, nata per volontà del popolo.
Nella formella rettangolare, Antonio da Saluzzo appare seduto a sinistra sotto un baldacchino retto da un paggio, mentre il popolo è sintetizzato a destra da tre figure femminili, in posizioni diversificate, e da un cavaliere su un destriero impennato. Secondo Fontana, questi personaggi incarnano idealmente “la fede, la purezza, e la forza bruta contenuta al credo cristiano”.
Dal punto di vista stilistico, gli studiosi hanno evidenziato la solennità statica dell’opera, suddivisa in due nuclei distinti ma strettamente connessi dall’articolazione dei movimenti più che da uno svolgimento drammatico. Dalla formella emergono infatti la curata orchestrazione delle masse e l’attento studio dei rimandi interni, per cui alle immagini più ferme e maestose della parte centrale, cioè l’arcivescovo e gli astanti, fanno da contrappeso le dinamiche figure del cavaliere all’estrema destra e del paggio reggi baldacchino a sinistra.
Lo stile particolare della formella, così come quello del bozzetto dell’intera porta, suscitò un ampio dibattito all’interno della commissione giudicatrice del concorso: infatti, pur riconoscendone l’elevato valore artistico, la giuria temeva che la modernità della proposta, se attuata, avrebbe potuto “turbare violentemente” l’equilibrio della facciata della Cattedrale. Così, dopo un secondo grado di concorso vinto alla pari da Fontana e Luciano Minguzzi (1952) e la creazione di un ulteriore bozzetto da parte di Fontana (1955-1956), nel 1957 la realizzazione della porta sarebbe stata affidata a Minguzzi, il cui stile fu ritenuto più congeniale al Duomo rispetto a quello del collega.
Fatta realizzare dalla Fabbrica nel 1971 per salvaguardare l’integrità dell’originale in gesso, la fusione in bronzo della formella con “L’arcivescovo Antonio da Saluzzo promulga la bolla di fondazione del Duomo” è entrata a far parte della collezione del Museo, insieme alla quasi totalità di quelle delle altre prove elaborate dallo scultore per il concorso.
Gli originali in gesso sono stati invece depositati fra 2000 e 2001 presso il Museo Diocesano milanese, ad eccezione dell’ultimo bozzetto per la porta (1955-1956) e del “Cavaliere” modellato per il secondo grado della competizione, mai fuso in bronzo (1951-1952).