Raffigurante la “Madonna con il Bambino”, la scultura in marmo di Candoglia è databile alla metà del Quattrocento. Proveniente dal capitello di un pilone del Duomo, si trova oggi nei depositi della Veneranda Fabbrica.
La Vergine, con il Bambino tra le braccia, indossa una tunica accollata, cinta da un cordone appena sotto il seno, sopra la quale porta un ampio manto che copre il capo.
Il Bambino, nudo, è raffigurato nel tenero atto di succhiarsi l’indice della mano destra. Con la sinistra, oggi mancante,
teneva probabilmente il piede destro, anch’esso perduto, mentre la madre gli afferra la gambetta sinistra.
All’originale invenzione della posa del Bambino, le cui pupille appaiono disegnate con del colore nero, fa da contraltare la sproporzione tra le sue dimensioni e quelle della Vergine.
Per quanto riguarda il versante stilistico, gli studiosi attribuiscono la statuetta a un tardo seguace di Jacopino da Tradate: originario della località in provincia di Varese, quest’ultimo lavorò per la Cattedrale milanese dal 1401 al 1425, ottenendo il favore della Veneranda Fabbrica sia per l’alto livello della sua produzione scultorea sia per le sue capacità direttive. Nel 1415, infatti, Jacopino fu nominato scultore a vita presso l’ente e posto a capo di una bottega di formazione di giovani lapicidi, cioè gli artisti che si occupavano soprattutto delle sculture e dei bassorilievi destinati a capitelli, portali ecc.
Una delle sue opere più importanti realizzate per il Duomo è la statua raffigurante papa Martino V (1424), ancora oggi custodita in Cattedrale ed eseguita in ricordo della consacrazione dell’altare maggiore da parte del pontefice.
In essa emergono sia un’interpretazione classicheggiante della pienezza lombarda, come testimonia la morbida ricchezza del panneggio, sia una forte tensione naturalistica, che indaga tanto i particolari naturalistici quanto la psicologia del soggetto rappresentato.