Raffigurante “Maria Maddalena”, la scultura in marmo di Candoglia è databile fra il quinto e il sesto decennio del Quattrocento. Proveniente dal capitello di un pilone del Duomo, si trova oggi esposta in Museo presso la sala n. 6, dedicata appunto alle statuette dei capitelli dei piloni.
La santa, ossessa miracolata da Gesù che lo seguì fino alla crocifissione ed ebbe per prima il privilegio di vederlo risorto, è rappresentata con il suo consueto attributo, l’urna degli unguenti, nella mano destra; la sinistra è invece portata al petto, per serrare le falde dell’arioso manto che avvolge l’intera figura.
La santa poggia sulla gamba destra, con la sinistra leggermente flessa, mentre il volto dai tratti regolari ha un’espressione distaccata e remota, la fronte ampia, il naso lungo, la bocca piccola con gli angoli rivolti verso il basso, il mento fermo e tornito.
A questo atteggiamento austero si contrappongono l’esuberanza e la ricchezza del fraseggio del manto, che nella sua ampiezza conferisce ulteriore maestosità alla figura.
Per quanto riguarda il versante stilistico, gli studiosi attribuiscono la “Maria Maddalena” a un ignoto scultore attivo presso il cantiere del Duomo verso la metà del Quattrocento: in tal senso, appare suggestivo il confronto tra il volto della “Maddalena” e quello della “Madonna in trono col Bambino” nel monumento Birago in San Marco a Milano, avvolta in un manto dal panneggio altrettanto esuberante. Datato 1455, il monumento è firmato da Cristoforo Luvoni, tardo seguace di Jacopino da Tradate operante anche per la Cattedrale milanese.