Modelli scultorei

Martirio di sant’Agnese

di Beretta Carlo (Milano, 1687-1763 o 1764)

Cronologia: 1749-1750

Misure cm: 90 × 48 × 19

Materia e Tecnica: Cera rossa a rilievo

N. Inventario: MR727

Raffigurante il “Martirio di sant’Agnese” e databile fra 1749 e 1750, il modello in cera rossa fu eseguito come prova per la pala marmorea (1750-1753) posta sull’altare dedicato alla santa nel transetto destro del Duomo.

Oggi custodita nei depositi della Veneranda Fabbrica, l’opera rappresenta appunto il martirio di sant’Agnese (III-IV secolo), vergine cristiana vissuta a Roma che fu uccisa su ordine di Aspasio, vicario del prefetto, dopo aver rifiutato le attenzioni del figlio di quest’ultimo.

Nel modello, di forma rettangolare, la scena è ambientata in un anfiteatro: al centro si trova Agnese, in atto di accasciarsi dopo essere stata colpita dal carnefice. A sinistra dei due personaggi è invece disposto il vicario del prefetto Aspasio, assiso in trono e circondato dai suoi soldati, mentre a destra il popolo e i sacerdoti pagani acclamano il martirio.

Completano la composizione i corpi senza vita di alcuni martiri, in primo piano, e una gloria di angeli fra nuvole, situata in alto sullo sfondo.

Grazie ai documenti d’archivio il modello è stato attribuito dagli studiosi a Carlo Beretta, scultore attivo per il Duomo dal 1716 al 1761 e riconosciuto come il più aggiornato fra quelli operanti in Cattedrale durante il secolo. Artista molto prolifico, con la “Carità” destinata all’abside (1729) egli portò a maturazione il suo linguaggio, legato all’esteriore classicismo e all’aggraziata malinconia della tradizione lombardo-romana, facente capo a Ercole Ferrata e mediata attraverso la visione dinamica e serena di Carlo Francesco Mellone.

Per quanto riguarda il modello con il “Martirio di sant’Agnese”, gli studiosi hanno sottolineato l’efficace effetto prospettico della scena, ben espresso attraverso lo scalare dei piani, l’esatta proporzione tra le figure e il digradare delle due ali di personaggi ai lati.

La versione marmorea collocata in Duomo sull’altare di Sant’Agnese, realizzata da Beretta insieme al fratello Giovanni Domenico, andò a sostituire un dipinto di stesso soggetto eseguito da Camillo Procaccini (1590-1592).

In realtà, prima della commissione a Beretta, la Fabbrica aveva già fatto scolpire un modello a Stefano Sampietro, rimasto incompiuto nel 1698: a tale proposito, la critica ipotizza che il modello di Beretta possa essere stato influenzato da quello del collega, considerando anche che la composizione non sembra prendere spunto dal dipinto di Procaccini.