Dipinti

Miracolo di Clementina Crivelli

di Crespi Giovan Battista, detto il Cerano (Romagnano Sesia, 1573 - Milano, 1632)

Cronologia: 1610

Misure cm: 240 × 230

Materia e Tecnica: Tempera su tela

N. Inventario: D3_test

L’opera, raffigurante il “Miracolo di Clementina Crivelli Arese” ed esposta in Museo presso la sala dedicata all’età borromaica (n. 10), appartiene al nucleo dei dipinti con altrettanti “Miracoli” di san Carlo Borromeo: sei di essi furono eseguiti nel 1610 da Giovanni Battista Crespi, detto il Cerano, per celebrare la canonizzazione dell’arcivescovo milanese.

Per il Cerano, sensibile interprete artistico del clima della Controriforma, l’incarico giungeva dopo la realizzazione di alcuni dei celebri “Quadroni” con i “Fatti” (1602-1603) della vita di Borromeo, commissionati dalla Veneranda Fabbrica a vari artisti e contraddistinti, come quelli più tardi dei “Miracoli”, da uno stile in grado di combinare il gusto tardo manierista per i contrasti più accentuati con un concreto senso della realtà quotidiana tipicamente lombardo.

Il dipinto, una tempera su tela di forma quadrata, coglie il momento successivo all’avvenuto miracolo compiuto da san Carlo: come narra Giovanni Pietro Giussano, una camicia del Borromeo custodita come reliquia dalla nobildonna milanese Clementina Crivelli Arese salvò quest’ultima e suo figlio da un parto che si preannunciava fatale per entrambi.

Nell’opera Clementina, in secondo piano a destra, giace su un sontuoso letto a baldacchino dopo lo scampato pericolo, rivolgendo lo sguardo verso un’anziana fantesca: quest’ultima, di profilo sulla sinistra, sta discostando dal suo corpo la reliquia della camicia del santo, indossata durante il parto.

Alle spalle della fantesca quattro donne, una delle quali di profilo e riccamente vestita, osservano la scena, mentre in primo piano una giovane servitrice di spalle offre alla puerpera un vassoio di frutta. Alla sua destra, in basso, un bacile metallico con acqua all’interno è poggiato su un tavolo.

L’episodio era in origine completato sulla destra da una porzione raffigurante il neonato fra le braccia della nutrice, della quale è possibile scorgere l’accenno di un piede vicino al bacile: acquistato agli inizi del Novecento dal marchese Matteo Campori, il frammento è oggi esposto presso il Museo Civico di Modena con il titolo “La Carità”.

A seguito di un recente restauro effettuato sul “Miracolo di Clementina Crivelli Arese”, risultano meglio visibili
i volti delle donne a sinistra, e grazie all’eliminazione della ridipintura sulla coperta verde è inoltre possibile avere una corretta visione dello scorcio prospettico elaborato da Cerano, apprezzando anche l’intensità dei colori.