Tesoro

Pace

di Bottega milanese

Cronologia: Ultimo quarto del XVI secolo (ante 1595)

Misure cm: 17,4 × 12 × 2,9; formella con la Pietà 8,4 × 6,9 × 0,5

Materia e Tecnica: Argento dorato, cristallo di rocca inciso con doratura a foglia

N. Inventario: T9 test

Eseguito in argento dorato e cristallo di rocca da maestranze milanesi, questo prezioso manufatto era utilizzato durante la messa per accogliere il bacio di pace di celebrante, altri officianti e fedeli.

Databile all’ultimo quarto del Cinquecento, l’opera è attestata in Duomo dal 1595: in origine probabilmente destinata allo Scurolo, cioè il luogo che custodisce le spoglie di san Carlo Borromeo, essa si trova oggi esposta in Museo all’interno di una delle sale dedicate al Tesoro della Cattedrale (n. 2).

Contraddistinta da una sagoma a edicola, con ai lati due colonne corinzie scanalate che reggono il frontone triangolare, la pace reca al centro la raffigurazione della “Pietà”, incisa sul rovescio di una lastrina in cristallo di rocca con foglia d’oro sovrapposta. La Vergine, seduta sul bordo del sarcofago, regge sulle ginocchia il Cristo morto tra due angeli recanti gli strumenti della Passione, con la croce delineata sullo sfondo.

La base dell’oggetto presenta invece un ornato composto da girali fitomorfi leggermente rilevati, mentre la lastra di chiusura sul retro mostra racemi vegetali incisi e ospita la presa sagomata, di elaborata fattura, appoggiata al piano tramite un motivo a due serpentelli accoppiati.

Per quanto concerne il versante stilistico, gli studiosi hanno osservato un’affinità fra la “Pietà” della pace del Duomo e le placchette di Giovanni Bernardi da Castel Bolognese, maestro romagnolo che dovette avere un cospicuo numero di allievi e il cui stile suggestionò gli intagliatori milanesi Giuliano Taverna e Francesco Tortorino.

Il figlio di quest’ultimo, Giovanni Maria, fu similmente attivo nella lavorazione del cristallo di rocca, sebbene non siano note sue opere: oltre a lui, a Milano realizzarono paci con lastrine di cristallo intagliate anche Annibale Fontana, i Saracchi e Giovanni Antonio Scala.