Tessili

Paliotto di san Carlo

di Berlusconi Pompeo (applicazione in canutiglie); Pellegrini Antonia (ricamo in seta); Crespi Giovanni Battista, detto il Cerano (Romagnano Sesia, 1573 - Milano, 1632) (disegni preparatori)

Cronologia: 1609-1610

Misure cm: 103 × 367 (medaglione centrale con san Carlo 43,5 × 22,5)

Materia e Tecnica: Tessuto di seta con applicazioni di canutiglie in oro e argento e ricamo con filati di seta e argento

N. Inventario: TSR2

Prezioso esempio dell’eccellenza raggiunta dall’arte ricamatoria milanese tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, il paliotto di san Carlo, esposto in Museo nella sala dedicata all’età borromaica (n. 10), è uno dei due elementi superstiti del corredo liturgico eseguito nel biennio 1609-1610 per la canonizzazione di Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano dal 1565 al 1584 e personalità fondamentale della riforma conciliare post-tridentina.

Per la cerimonia, che si svolse in contemporanea il 4 novembre 1610 presso la Cattedrale milanese e la Basilica di San Pietro a Roma, la Veneranda Fabbrica del Duomo commissionò infatti un corredo formato da due paramenti completi e tre paliotti d’altare, totalmente disperso a eccezione appunto del paliotto e di un capino di piviale (oggi depositato).

Ricordati dalle fonti antiche per la ricchezza e qualità dei materiali e per la raffinatezza d’esecuzione, i due elementi furono realizzati da due artefici milanesi. Infatti, se Pompeo Berlusconi si occupò delle applicazioni in canutiglie d’oro e argento, Antonia Pellegrini creò i ricami “a punto pittura” (“San Carlo” nel medaglione centrale del paliotto e l'”Incoronazione della Vergine” nel capino di piviale): una tecnica che consisteva nel ricamare le figure con punti tanto minuti da far apparire l’immagine come se fosse dipinta.

Il paliotto, cioè il rivestimento destinato a coprire la faccia anteriore dell’altare, rappresenta il manufatto più importante dell’intero parato: esso è ricoperto con sei teli disposti in verticale, in teletta d’argento moderna, su cui sono stati riportati il medaglione centrale ricamato, raffigurante san Carlo Borromeo, e l’applicazione in canutiglie. Una ricca frangia in oro media il passaggio tra la fascia superiore orizzontale e il corpo del paliotto.

Il decoro in metallo si articola in due fasce orizzontali: una superiore e sottile, nella quale si alternano cartigli mistilinei che incorniciano la mitra cardinalizia, una croce greca e il motto “Humilitas”, e una principale, molto più ampia. Quest’ultima presenta un decoro similmente articolato, dove la mitra e il motto si alternano, ognuno quattro volte, ai due lati del medaglione centrale che racchiude il ritratto di san Carlo.

Quest’ultimo è rappresentato a figura intera, orante su uno sfondo di cielo con nuvole; dietro di lui, su un gradino, sono appoggiati il cappello cardinalizio e la mitra. Il ricamo risulta eseguito a punto raso, punto spaccato e punto passante con sete policrome, oro e argento filato su fondo di taffetas bianco.

Per quanto riguarda i disegni preparatori dei ricami, Pompeo Berlusconi lavorò certamente su schemi di Giovanni Battista Crespi detto il Cerano, sensibile interprete artistico del clima della Controriforma che, con molta probabilità, fornì i disegni anche per i ricami di Antonia Pellegrini.

Gli studiosi, infatti, hanno collegato la figura di san Carlo nel medaglione centrale del paliotto con la tavoletta del Cerano conservata presso il Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra, base del cartone per lo stendardo impiegato durante la cerimonia di canonizzazione romana.