Il modello in gesso patinato, datato al biennio 1903-1904 e oggi custodito nei depositi della Veneranda Fabbrica, raffigura la “Pietà”, ed è costituito da un quadrilobo centrale e due lunette laterali.
All’interno del quadrilobo è raffigurata la Madonna con il corpo esanime di Cristo, avvolta in una ghirlanda di fiamme e rovi e sostenuta da angeli; le lunette ospitano invece gli evangelisti san Matteo a sinistra e san Marco a destra, in atteggiamento dolente e accompagnati in alto dai rispettivi simboli (l’angelo e il leone).
L’opera fu eseguita da Lodovico Pogliaghi come modello per la formella centrale del battente di destra della porta maggiore del Duomo, cioè quella al centro della facciata, avente come soggetto i “Fasti della Beata Vergine Maria, i dolori della sua maturità e la sua gloria”.
Nel 1902 lo scultore dovette infatti modificare il progetto presentato nel 1895, perché la Veneranda Fabbrica scelse di non realizzare la facciata della Cattedrale in stile neogotico ideata dall’architetto Giuseppe Brentano: Pogliaghi si trovò quindi ad adattare all’antico portale seicentesco in marmo le imposte della porta bronzea, completata nel 1906.
Quest’ultima rispetta l’impianto iconografico precedente, con le “Gioie di Maria Vergine” nel battente di destra e in quello di sinistra i “Dolori”. I singoli episodi vedono invece coronamenti più articolati su modelli decorativi tardogotici, come gli ornati architettonici o le cimase a rilievo di pale d’altare, mentre le figure risultano più sbalzate e dinamiche.
Per quanto riguarda le due formelle centrali, dedicate alla “Gioia di Maria Vergine” e alla “Pietà”, Pogliaghi adotta la soluzione del quadrilobo, motivo ricorrente nella tradizione gotica e nell’arte decorativa italiana: se il riferimento immediato è alle porte del Battistero di Firenze, eseguite da Lorenzo Ghiberti, l’opera del maestro sembra un modello anche per l’iconografia della Vergine all’interno della mandorla sospinta dagli angeli, come nella vetrata dell’”Assunzione” per Santa Maria del Fiore.