Scultura

Profeta

di Brambilla Francesco (1530 circa - Milano, 1599)

Cronologia: Fine del XVI secolo

Misure cm: 200 × 85 × 70

Materia e Tecnica: Marmo di Candoglia a tuttotondo

N. Inventario: ST158

Raffigurante un “Profeta” e databile alla fine del Cinquecento, la scultura in marmo di Candoglia proviene dal capitello di un pilone prospiciente l’altare maggiore del Duomo, da cui è stata rimossa alla fine degli anni Sessanta per consentire importanti lavori di consolidamento dei piloni della Cattedrale.

Esposta in Museo dal 1977 e oggi custodita nella sala dedicata all’età borromaica (n.10), la monumentale opera è stata attribuita dagli studiosi a Francesco Brambilla, dal 1572 prolifico esecutore dei progetti plastici elaborati dall’architetto del Duomo, Pellegrino Tibaldi. Quest’ultimo fu il principale interprete della riforma teorizzata dal cardinale Carlo Borromeo dopo il Concilio di Trento (1545-63), che prevedeva la nuova sistemazione di tutta l’area presbiteriale della Cattedrale.

All’interno di tale contesto Brambilla ebbe un ruolo determinante, incaricato come si è detto di tradurre in modelli tridimensionali in cera e creta i disegni delle sculture progettate dal Pellegrini per poi consegnarli ai vari artisti che le avrebbero realizzate.

Il “Profeta” risulta invece essere una sua opera autonoma: l’autore ritrae il personaggio biblico come un possente uomo anziano, con il volto solenne segnato dalle rughe e una lunga barba morbida, accarezzata con la mano sinistra.

La destra, distesa lungo il fianco, raccoglie un lembo del lungo mantello dagli ampi panneggi, dotato di cappuccio. Sotto di esso il profeta indossa una ricca veste classicheggiante a tre livelli di tessuto, fermata in vita da una fusciacca annodata.

Il capo è inclinato verso la destra della figura, così come la gamba sinistra risulta piegata e l’altra diritta; i piedi, cinti da calzature chiuse, poggiano su un basamento poligonale, dal quale il sinistro sporge leggermente.

Dal punto di vista stilistico, il “Profeta” esprime un’evidente potenza michelangiolesca, mentre il modo in cui è scolpita la barba morbidissima appare molto vicino a quanto si osserva nelle chiome bronzee della Venere “Mellon” (Washington, National Gallery of Art), eseguita per il giardino di Pirro Visconti a Lainate e il cui modello è attribuito dalle fonti a Brambilla.