Raffigurante il “Profeta Amos”, la scultura in marmo di Candoglia è databile al settimo decennio del Quattrocento. Proveniente dal capitello di un pilone del Duomo, si trova oggi esposta in Museo presso la sala n. 6, dedicata appunto alle statuette dei capitelli dei piloni.
Amos, uno dei più antichi profeti minori vissuto nell’VIII secolo a.C., è identificato dal nome sul cartiglio che regge con entrambe le mani (l’iscrizione “AMON” contiene evidentemente una svista nella N finale).
Il giovane profeta, dalla capigliatura suddivisa a piccole e corpose ciocche ondulate, torce leggermente il capo verso la sua sinistra, con un’espressione severa accentuata dalla bocca serrata e dai marcati archi sopraccigliari.
Come accennato egli tiene tra le mani un cartiglio recante il suo nome, e con la sinistra compie il tipico gesto profetico dell’indicare futuri accadimenti.
Vestito di una semplice tunica, Amos è ricoperto da un lungo manto che gira con anse spesse sotto le braccia e si drappeggia sul fianco destro, oltre il ginocchio appena piegato.
Per quanto riguarda il versante stilistico, gli studiosi attribuiscono il “Profeta Amos” a Cristoforo Luvoni, scultore attivo per i principali cantieri milanesi caratterizzato da un linguaggio plasmato ancora su quello di Jacopino da Tradate, fino a ben oltre la metà del secolo. Operativo presso il Duomo dal 1401 al 1425, Jacopino ottenne il favore della Veneranda Fabbrica sia per l’alto livello della sua produzione scultorea sia per le sue capacità direttive. Nel 1415, infatti, fu nominato scultore a vita presso l’ente e posto a capo di una bottega di formazione di giovani lapicidi, cioè gli artisti che si occupavano soprattutto delle sculture e dei bassorilievi destinati a capitelli, portali ecc.
Tornando al “Profeta Amos”, la statuetta mostra forti affinità con altre opere milanesi di Luvoni: per esempio la tomba Birago in San Marco (1455), i cui angeli cerofori rivelano un disegno delle mani e dei tratti del volto simile a quello del “Profeta”. Inoltre, il modo in cui è condotto il panneggio di quest’ultimo ricorda la veste dell'”Annunciata” scolpita da Luvoni per uno dei quattro portali della Ca’ Granda (1465).