Scultura

Profeta con libro aperto

di Jacopino da Tradate (notizie dal 1401 - Mantova, 1464-1466?), ambito di

Cronologia: Terzo-quarto decennio del XV secolo

Misure cm: 45 × 17 × 14

Materia e Tecnica: Marmo di Candoglia a tuttotondo

N. Inventario: ST80

Raffigurante un “Profeta con libro aperto”, la scultura in marmo di Candoglia è databile fra il terzo e il quarto decennio del Quattrocento. Proveniente dal capitello di un pilone del Duomo, si trova oggi esposta in Museo presso la sala n. 6, dedicata appunto alle statuette dei capitelli dei piloni.

Il soggetto dell’opera è caratterizzato come un profeta barbuto col capo coperto da un manto alto sulla fronte, che si dispone in due ampie falde ai lati del volto e scende fino a sotto le ginocchia a coprire parzialmente una lunga veste.

Il personaggio ha tra le mani un libro aperto, la testa è leggermente inclinata in avanti e alla sua destra; lo sguardo non è rivolto al libro ma sembra perso nel vuoto. Inoltre, la gamba destra risulta leggermente flessa.

Il volto, dagli zigomi e dalle arcate sopraccigliari pronunciati, è come incorniciato dal complesso gioco di pieghe del manto-copricapo, dai folti baffi e dalla lunga barba bipartita, ottenuta per mezzo di una fitta scalpellatura.

Per quanto riguarda il versante stilistico, gli studiosi ipotizzano che l’autore del “Profeta con libro aperto” possa essere stato un allievo diretto di Jacopino da Tradate, capace di sviluppare uno stile autonomo, estremamente stilizzato, e aver lavorato nel cantiere del Duomo tra gli anni Venti e Trenta del Quattrocento.

Originario di Tradate, località in provincia di Varese, Jacopino lavorò per la Cattedrale milanese dal 1401 al 1425, ottenendo il favore della Veneranda Fabbrica sia per l’alto livello della sua produzione scultorea sia per le sue capacità direttive. Nel 1415, infatti, fu nominato scultore a vita presso l’ente e posto a capo di una bottega di formazione di giovani lapicidi, cioè gli artisti che si occupavano soprattutto delle sculture e dei bassorilievi destinati a capitelli, portali ecc.

Una delle sue opere più importanti realizzate per il Duomo è la statua raffigurante papa Martino V (1424), ancora oggi custodita in Cattedrale ed eseguita in ricordo della consacrazione dell’altare maggiore da parte del pontefice.
In essa emergono sia un’interpretazione classicheggiante della pienezza lombarda, come testimonia la morbida ricchezza del panneggio, sia una forte tensione naturalistica, che indaga tanto i particolari naturalistici quanto la psicologia del soggetto rappresentato.