La formella in terracotta, datata 1591 e oggi custodita nei depositi della Veneranda Fabbrica, costituisce l’unico esemplare giunto fino a noi dei modelli per le scene della “Vita di sant’Ambrogio” intagliate sui dossali del coro ligneo del Duomo: la maggior impresa d’intaglio in legno, insieme agli organi, voluta da Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano dal 1563 al 1584 e personalità fondamentale della riforma conciliare post-tridentina.
In particolare, la formella raffigura la “Punizione degli ariani assaliti in chiesa dai leopardi”. Questi ultimi si trovano in primo piano, mentre alle loro spalle sant’Ambrogio, vescovo di Milano nel IV secolo e strenuo oppositore degli eretici ariani, appare in preghiera davanti a un altare recante un’immagine della Madonna col Bambino.
Sullo sfondo, reso prospetticamente dal punto di vista architettonico, assistono alla scena alcuni religiosi.
Basandosi sui documenti d’archivio, gli studiosi hanno ricondotto la formella a Francesco Brambilla, dal 1572 prolifico esecutore dei progetti plastici elaborati dall’architetto della Cattedrale, Pellegrino Tibaldi. Egli fu il principale interprete della riforma teorizzata dal cardinale Borromeo dopo il Concilio di Trento (1545-63), che prevedeva la nuova sistemazione di tutta l’area presbiteriale del Duomo.
La maggior parte dei modelli per le formelle del coro ligneo erano stati realizzati da Brambilla a partire dai disegni forniti da Tibaldi. Perduto quello della “Punizione degli ariani assaliti in chiesa dai leopardi”, il confronto fra la terracotta e la formella lignea segnala, da un lato, che gli intagliatori Riccardo e Giacomo Taurino si attennero fedelmente alla composizione indicata nel modello; dall’altro, che la qualità dell’intaglio, uno dei più belli dell’intero ciclo, si deve alla potente invenzione del Tibaldi e alla bravura dei Taurino, capaci di restituire vivacità e sicuro senso plastico alla terracotta di Brambilla.