Deposito

Putto suonatore di liuto

di Benzoni Martino (Milano, notizie tra il 1446 e il 1498)

Cronologia: 1470-1480 circa

Misure cm: 48,4 × 46,8 × 25,7

Materia e Tecnica: Marmo di Candoglia a tuttotondo

N. Inventario: DST21

Raffigurante un “Putto suonatore di liuto”, la scultura in marmo di Candoglia è databile tra il 1470 e il 1480 circa. Proveniente con molta probabilità dall’interno del Duomo, si trova oggi nei depositi della Veneranda Fabbrica.

Priva della parte inferiore del corpo, la statuetta presenta un fisico tornito e tratti somatici accentuati: naso vagamente camuso, bocca carnosa, occhi spioventi e capigliatura voluminosa.

Il putto impugna con la mano sinistra il manico dello strumento musicale, mentre il pollice e l’indice della destra inducono a pensare che in origine le dita reggessero un plettro, perduto come le corde metalliche del liuto.

Quest’ultimo, mutilo anche di parte del cavigliere, è decorato da un’elegante rosetta a traforo tripartito, caratterizzata da tre gocce che si rincorrono all’interno di una sagoma circolare.

Gli studiosi hanno ipotizzato che la statuetta facesse parte di una teoria di creature celesti posta ai lati di uno scomparso altare eretto per il Duomo; a tale proposito, è stato notato come la rosetta del liuto rinvii al repertorio simbolico-figurativo della Cattedrale, ritornando praticamente identico nel timpano della sovrapporta della sacrestia settentrionale, scolpita allo scadere del XIV secolo da Giacomo da Campione, così come nel basamento del leggio sul quale la Vergine è intenta alla lettura nell’episodio dell’”Annunciazione”, raffigurato nel rosone dell’abside.

L’autore del “Putto suonatore di liuto” è stato identificato con Martino Benzoni: scultore di spicco nel cantiere del Duomo tra gli anni sessanta e settanta del Quattrocento, egli fu impegnato in commissioni di grande eminenza, come il “San Bartolomeo” o i quattro giganteschi “Padri della Chiesa” del tiburio. Altre sue opere al di fuori della Cattedrale sono la tomba Torelli in Sant’Eustorgio a Milano, il “San Vittore a cavallo” di Muralto (Locarno) e il tabernacolo con il “Cristo morto” un tempo a Martinengo (Bergamo) e oggi al Walters Art Museum di Baltimora.

Proprio quest’ultimo mostra forti affinità stilistiche con il “Putto” del Museo del Duomo negli angeli che affiancano Cristo, caratterizzati da occhi e capigliature simili.