Il rilievo in terracotta, datato 1791 e oggi custodito presso il deposito del Museo, raffigura “Il ritrovamento di Mosè”.
Secondo il racconto biblico quest’ultimo, profeta e liberatore del popolo d’Israele dall’Egitto (XIII secolo a.C. circa), all’età di tre mesi fu affidato dalla madre alla corrente del Nilo in un canestro, per cercare di salvarlo dopo l’ordine del faraone di uccidere tutti i neonati ebrei. Il canestro fu notato dalla figlia del faraone, scesa con le sue ancelle al fiume per fare il bagno: sentendo Mosè piangere, ne ebbe compassione e decise di prenderlo con sé, allevandolo come un figlio.
L’opera, di forma pressoché quadrata, rappresenta il momento del ritrovamento. In primo piano, sulla destra, si trovano tre fanciulle in atteggiamenti diversificati: la figlia del faraone, individuabile nella figura che osserva il fiume a sinistra, e due sue ancelle. Una quarta giovane, sempre appartenente al corteo della principessa e in posizione più centrale, si china verso l’acqua per raccogliere il canestro con Mosè neonato, non più visibile.
La scena è ambientata presso la riva del Nilo, con un albero sulla sinistra e vari edifici delineati sullo sfondo.
Gli studiosi hanno ricondotto il rilievo Grazioso Rusca, che eseguì anche la versione in marmo di Candoglia collocata sul fianco meridionale del Duomo, verso la facciata (1791 circa).