Modelli scultorei

Sacrificio di Abramo

di Vismara Giuseppe (Milano, 1633-1703)

Cronologia: ante 1664

Misure cm: 110 × 130 × 35

Materia e Tecnica: Terracotta a rilievo

N. Inventario: MR718

L’opera, raffigurante il “Sacrificio di Abramo”, ed esposta in Museo presso la sala dedicata alla fine dell’età borromaica (n. 11), appartiene al ciclo dei quattro modelli in terracotta per i rilievi marmorei con soggetti dell’Antico Testamento ideati per il piedistallo della facciata del Duomo.

Essi furono commissionati nel 1653 dalla Veneranda Fabbrica agli scultori Dionigi Bussola, Carlo Antonio Bono e Giuseppe Vismara.

All’interno del programma iconografico della facciata, tali rilievi sono conformi a quelli già eseguiti per le sovrapporte (1629-1643) e le finestre (1643-1648) perché rientrano nell’ambito delle prefigurazioni mariane o dei riferimenti biblici alla Vergine, alla quale il Duomo è dedicato: tuttavia, in essi (“Elia e l’angelo”, la “Seconda apparizione dell’angelo alla madre di Sansone”, “Booz e Ruth”, il “Sacrificio di Abramo”) la prospettiva risulta più incentrata su Cristo.

Nello specifico il modello con il “Sacrificio di Abramo”, unico fra i quattro in scala 1:1, fu realizzato da Giuseppe Vismara, nipote di quel Gaspare che dal 1632 al 1651 aveva ricoperto la carica di protostatuario (cioè capo scultore) della Cattedrale.

L’opera rappresenta il giovane Isacco, unico figlio del patriarca Abramo, decentrato verso la destra della scena e inginocchiato su un altare di pietra e mattoni, con il busto e la testa fortemente piegati verso sinistra. Abramo, definito nella Bibbia “padre di tutti i credenti” e “amico di Dio”, occupa invece la parte sinistra della composizione, tenendo ferma la mano destra del figlio con la sua sinistra mentre con l’altra impugna un coltello: infatti, per mettere alla prova la sua obbedienza, Dio gli aveva chiesto il sacrificio di Isacco, nato prodigiosamente nella tarda vecchiaia del patriarca per assicurarne la discendenza.

A fermare la mano di Abramo interviene un angelo mandato da Dio, sospeso in volo sulla destra della scena e colto nell’azione di bloccare il braccio sinistro di Abramo, il cui sguardo è rivolto verso la creatura celeste.

Completano l’insieme un ariete, parzialmente visibile dietro Abramo, e un braciere acceso collocato sotto l’angelo.

Dal punto di vista stilistico, la composizione appare orchestrata su due livelli molto ravvicinati, con Isacco in primo piano e Abramo e l’angelo appena arretrati, a rendere l’impianto narrativo concitato; eppure, nel complesso l’insieme risulta piuttosto statico.

Eseguito, stando alle fonti d’archivio, tra 1662 e 1663, il modello in terracotta fu trasposto dallo stesso Vismara in marmo di Candoglia entro il 1664, e collocato sulla facciata del Duomo accanto al rilievo di Giovan Pietro Lasagna con “Rebecca al pozzo” (1643-1648 circa).