La statuetta in terracotta, databile forse al 1703 e raffigurante il “Sacrificio di Abramo”, è oggi esposta in Museo nella sala n. 15, che custodisce in larga parte le sculture presentate tra la fine del Seicento e il Settecento dagli artisti per essere ammessi alle dipendenze della Veneranda Fabbrica.
L’opera rappresenta il patriarca Abramo, definito nella Bibbia “padre di tutti i credenti” e “amico di Dio”, come un uomo barbato seduto su una roccia. Parzialmente coperto da un drappeggio, egli è colto nell’atto di trattenere con la mano sinistra il giovane figlio Isacco, che ha il capo riverso sulla gamba destra del padre.
Il braccio destro di Abramo, la cui mano in origine impugnava un’arma, è alzato e trattenuto da un angioletto in volo, mutilo di braccio e piede sinistri e con lo sguardo rivolto verso Abramo: la creatura alata giunge infatti per fermare il sacrificio di Isacco, chiesto ad Abramo da Dio per mettere alla prova la sua obbedienza. Completa la composizione un piccolo agnello, anch’esso con lacune e posizionato ai piedi del patriarca.
Secondo gli studiosi, la statuetta potrebbe essere identificata con la prova eseguita nel 1703 da Stefano de Stefani per subentrare come scultore fisso alla Fabbrica al posto di Stefano Sampietro. Per quanto riguarda il versante stilistico, la leggerezza dei drappeggi dell’angelo e la composizione che suggerisce un verticalismo dinamico, accentuato dalla torsione del corpo di Abramo, collocano l’opera nell’ambito della scultura tardo barocca lombarda.