Modelli scultorei

San Claudio scultore

di Pagani Luigi (Bergamo, 1839 - Milano, 1905)

Cronologia: 1866

Misure cm: 100 × 40 × 30

Materia e Tecnica: Gesso a tuttotondo

N. Inventario: MS289

Raffigurante “San Claudio scultore” e databile al 1866, il modello in gesso fu realizzato come prova preparatoria per una scultura marmorea di stesso soggetto (1867), destinata a decorare uno dei finestroni della zona absidale del Duomo.

Il modello, oggi esposto nella sala del Museo dedicata all’Ottocento (n. 17), fu eseguito come la statua in marmo da Luigi Pagani: bergamasco, egli si formò all’Accademia di Brera con Benedetto Cacciatori, assimilandone l’insegnamento classicista pur mantenendo nelle sue opere una certa attenzione al dato reale.

Esecutore per il Duomo del solo “San Claudio scultore”, nel relativo modello Pagani ritrae il martire del III secolo originario della Cilicia, nell’attuale Turchia, come un uomo dalla caratteristica barba a due punte. I capelli sono corti e ondulati, mentre il volto ha un’espressione mesta sottolineata dagli occhi bassi e dalla bocca piegata all’ingiù.

Indossante una corta tunica decorata sul petto con il crocifisso e coperta da un mantello più lungo, annodato a destra, il santo presenta la spalla sinistra nuda e reca nella mano corrispondente una corona di palma: le foglie di quest’ultima sono intrecciate con lo strumento usato dal martire per il suo lavoro, cioè il martello da scultore. La mano destra si mostra invece mutila della maggior parte delle dita.

La figura poggia il peso sulla gamba sinistra diritta, mentre la destra è leggermente flessa in avanti e lascia sporgere la punta del piede oltre il basamento poligonale. Entrambi i piedi sono cinti da sandali alla caviglia, e sul retro è visibile l’elemento di congiunzione della statua alla parete architettonica.

Per quanto concerne il versante stilistico, gli studiosi hanno individuato nel “San Claudio scultore” una certa rigidità della posa, mutuata dal “Cristo” del maestro neoclassico Bertel Thorvaldsen (1821, Copenaghen, Vor Frue Kirke), il cui busto in gesso è oggi custodito a Roma presso l’Accademia di San Luca.

Al contempo, nell’opera eseguita da Pagani per il Duomo sono state riscontrate anche tangenze con la linea naturalista propria della scultura milanese di metà Ottocento, evidenti soprattutto nel volto del santo, che appare sensibilmente definito nei particolari e nel soffuso psicologismo dell’espressione.