Modelli scultorei

San Dioclezio

di Rusca Grazioso (Rancate, 1757 - Milano, 1829)

Cronologia: 1811

Misure cm: 93 × 31 × 22

Materia e Tecnica: Gesso a tuttotondo; crocifisso in legno

N. Inventario: MS382

Il modello in gesso è oggi esposto in Museo nella sala della Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.

L’opera raffigura forse “San Dioclezio”, martire dei primi secoli della cristianità e compagno insieme ad altri di sant’Antimo, ucciso a Roma per avere difeso la sua fede in Dio.

San Dioclezio è rappresentato come un giovane barbato dalla folta chioma ricciuta, con il viso dall’espressione assorta rivolto verso la sua sinistra.

Stante su un basamento poligonale, il santo è abbigliato con un drappo che lascia scoperti torace, braccio sinistro e parte delle gambe; tra le mani, lacunose, la figura reca un lungo crocifisso ligneo.

Eseguito nel 1811 come modello per una versione marmorea destinata alla cima di una guglia della Cattedrale, il modello è stato ricondotto dagli studiosi a Grazioso Rusca: originario di Rancate, nel Canton Ticino, e discendente da una famiglia di artisti, pur rimanendo legato alla tradizione della sua terra lo scultore riuscì comunque ad appropriarsi dei modi gotici e barocchi con tecnica e spirito disinvolti.

Allievo dell’intelvese Stefano Saverio, nel 1785 Rusca fu accolto fra gli artisti della Veneranda Fabbrica in qualità di scultore “stabilmente ammesso”. Risalgono a questo periodo le sue prime opere per la Cattedrale, ossia i bassorilievi destinati alla seconda fascia basamentale di facciata, per la quale nel 1786 era stata iniziata la serie di rilievi ispirata a soggetti dell’Antico Testamento (“Mosè salvato dalle acque”, “Elia che resuscita il figlio della vedova di Sarepta”, “Davide e Golia”, “Fuga di Loth da Sodoma”).

Al 1795 data invece il primo dei tre “Telamoni” eseguiti per la facciata, accomunati da un linguaggio artistico più misurato rispetto a quello delle opere di stesso soggetto realizzate per il Duomo fra Seicento e Settecento.

In particolare, nella definizione di particolari secondari come le capigliature, lo scultore tende a una descrizione decisamente più classicista, evidente anche nei panneggi meno rigonfi che aderiscono alle membra rilevate.

Nominato protostatuario, cioè scultore capo della Fabbrica, nel 1805, Rusca fu attivo per il Duomo fino alla morte, firmando statue di profeti per la facciata e di santi per le guglie: figure energiche influenzate dal manierismo di Pellegrino Tibaldi oppure interpretate con compostezza e grazia neoclassiche.

Autore di indubbie qualità tecnico-artistiche, Rusca lavorò non solo a Milano (per esempio all’Arco della Pace e in San Satiro) ma anche in altre località, tra le quali Novara. Qui, in San Gaudenzio, gli sono attribuite varie statue del braccio destro del transetto, come quella raffigurante “San Massimo” (1826-1829).