Il modello in gesso è oggi esposto in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Datata 1845, l’opera raffigura “San Frontone”, martire del IV secolo ucciso per avere difeso la sua fede in Dio.
Il santo è rappresentato come un uomo dalla lunga barba e l’espressione sofferente.
Coperto solo da un drappo che gli cinge i fianchi, il santo ha il braccio sinistro alzato con il polso legato al tronco di un albero, mentre il destro è steso lungo il corpo.
Stante su un basamento poligonale con inscritto il suo nome, san Frontone poggia il peso sulla gamba sinistra, mentre la destra risulta flessa e in posizione arretrata.
Eseguita come modello per una versione marmorea destinata al gugliotto Pestagalli del Duomo, progettato nel 1845, l’opera è stata ricondotta dagli studiosi a Giovanni Antonio Labus. Attivo per il Duomo dal 1827 fino quasi alla morte, in questo periodo l’artista realizzò per la Cattedrale numerose sculture: tra esse si ricordano per esempio il “David” e il “San Giacomo minore” (1842), elaborati rispettivamente per gli altari di San Giuseppe e di San Giovanni Evangelista (ora del Sacro Cuore).
In queste opere, vicine ai risultati formali di Lorenzo Bartolini e Vincenzo Vela, si nota una fusione di idealismo e realismo sia nei volti sia nella resa del panneggio, nonché un’espressività e un pittoricismo intensi che testimoniano l’orientamento romantico dell’artista.