Vetrate

San Giovanni martirizzato nell’olio bollente

di Niccolò da Varallo (documentato dal 1445 al 1489) su disegno di Vincenzo Foppa (documentato dal 1456 al 1515) e bottega dei Bertini

Cronologia: Ottavo-nono decennio del XV secolo; XIX secolo

Misure cm: 116 × 63,5

Materia e Tecnica: Vetro, grisaglia, piombo

N. Inventario: V3

L’antello, raffigurante “San Giovanni evangelista martirizzato nell’olio bollente”, fu eseguito fra l’ottavo e il nono decennio del Quattrocento e rimaneggiato nell’Ottocento: esso appartiene alla vetrata dell'”Apocalisse”, decorante il grande finestrone centrale dell’abside del Duomo, particolarmente riconoscibile anche dall’esterno perché connotato al centro dalla “raza”, il sole raggiante emblema dei Visconti.

Avviata nel 1417 e terminata nella seconda metà del Cinquecento, la vetrata narra episodi tratti dall’Apocalisse di san Giovanni evangelista, unico libro profetico del Nuovo Testamento che contiene misteriose rivelazioni sui destini ultimi dell’umanità e del mondo.

Rimosso dalla Cattedrale per ragioni conservative, negli anni Cinquanta l’antello di cui sopra è entrato a far parte della collezione del Museo, dove si trova tuttora nella sala dedicata all’arte vetraria del Duomo (n. 9).

L’opera rappresenta il fallito tentativo di martirio inflitto dall’imperatore Domiziano a san Giovanni evangelista: quest’ultimo, con le mani giunte in preghiera, si trova sulla destra, immerso fino al busto in una vasca d’olio bollente che un personaggio inginocchiato sta scaldando attizzando il fuoco con un soffietto.

L’imperatore, visibile solo parzialmente è assiso in trono sulla sinistra; vicino a lui, in piedi, sta una figura in abito monastico (forse seguace di san Giovanni), mentre presso quest’ultimo due uomini vestiti con abiti quattrocenteschi osservano la scena.

Altri astanti sono collocati sullo sfondo, all’interno di una loggia classicheggiante sopra la quale si intravedono due cupole. L’antello è concluso inferiormente da una scritta commemorante la tortura (“Domicianus S. Joan. tor = / = quet”).

Come accennato, l’antello risulta carico di rimpiazzi ottocenteschi a opera dei fratelli Bertini: sono tessere di questa epoca le architetture in alto, la scritta in basso e la testa della figura di sinistra; antiche ma ampiamente manomesse e riprese risultano invece quelle degli altri volti, mentre appaiono ancora individuabili come antichi i panneggi delle due figure sulla sinistra.

Di recente gli studiosi hanno attribuito il cartone preparatorio dell’antello a Vincenzo Foppa e la sua esecuzione a Niccolò da Varallo. Se il primo, interprete lombardo del nuovo linguaggio rinascimentale, ha lasciato il suo capolavoro milanese negli affreschi con le “Storie di san Pietro martire” presso la cappella Portinari in Sant’Eustorgio a Milano (1468 circa), il secondo realizza per il Duomo la vetrata di “San Giovanni Damasceno” (1479 circa) proprio su disegno di Foppa.

Nello specifico, la figura in abito monastico dell’antello con il supplizio di san Giovanni evangelista proverrebbe proprio dalla vetrata di “San Giovanni Damasceno”, e sarebbe stata inserita nell’antello della vetrata dell'”Apocalisse” durante i rimpiazzi ottocenteschi.