Il modello in gesso, oggi custodito nel deposito del Museo, raffigura “San Giuliano”, martire dei primi secoli della cristianità ucciso per avere difeso la sua fede in Dio.
Egli è rappresentato come un giovane uomo barbato dai lunghi capelli, con lo sguardo intenso rivolto verso l’osservatore.
Abbigliato con una veste dalle lunghe maniche che lascia scoperte le spalle e parte del torace, il santo giunge le mani all’altezza della vita; la destra regge la palma del martirio.
Stante su un basamento poligonale con inscritto il suo nome, san Giuliano poggia il peso sulla gamba sinistra, mentre la destra è leggermente piegata in avanti.
Eseguita nel 1865 come modello per una versione marmorea destinata a un finestrone del fianco meridionale del Duomo, l’opera è stata ricondotta dagli studiosi a Pietro Bernasconi: di origini ticinesi, egli si formò a Milano presso l’Accademia di Brera, dove entrò in contatto con Benedetto Cacciatori e Pompeo Marchesi. Questi ultimi, anch’essi operanti per il Duomo, lo indirizzarono verso un genere di raffinato neoclassicismo.
Conclusi gli studi, Bernasconi seguì il conterraneo e collega Vincenzo Vela a Torino, diventando il primo collaboratore del suo studio e sviluppando uno stile dai tratti più romantici e naturalistici.
L’attività di Bernasconi per la Cattedrale milanese, durata oltre vent’anni, iniziò nel 1856 e si concluse nel 1877. Fra le sue opere di maggiore rilievo si segnala il “San Celso” (1877), situato come il “San Giuliano” sul fianco meridionale; il relativo modello in gesso (1876) può essere ammirato in Museo nella sala dedicata all’Ottocento (n. 17).