Il modello in gesso è oggi esposto in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Datata 1835, l’opera raffigura “San Ierone”, martire dei primi secoli della cristianità caduto a Melitene, nell’antica Armenia, per avere difeso la sua fede in Dio.
L’opera rappresenta il santo come un uomo anziano dalla lunga barba, con lo sguardo assorto rivolto verso il teschio tenuto tra le mani.
Abbigliato con un drappo dagli ampi panneggi che lascia parzialmente scoperti torace, braccio sinistro e gamba destra, il martire è stante su un basamento poligonale. Il peso poggia sulla gamba destra, mentre la sinistra risulta flessa in avanti e con il piede che sporge dalla base.
Eseguita come modello per una versione marmorea destinata alla cima di una guglia della Cattedrale, l’opera è stata ricondotta a Pompeo Marchesi: originario di Saltrio, presso Varese, si formò all’Accademia milanese di Brera, dove vinse un soggiorno di studio a Roma durante il quale ebbe modo di confrontarsi sia con la statuaria antica sia con la produzione artistica di Antonio Canova, maestro del neoclassicismo.
Rientrato a Milano nel 1810, lo scultore inaugurò la sua lunga attività per il Duomo, durata quasi cinquant’anni e avviata con il colossale “San Filippo apostolo” per la facciata della Cattedrale, anch’esso oggi custodito in Museo nella sala dedicata all’Ottocento (n. 17).