Raffigurante “San Luca evangelista”, la scultura in marmo di Candoglia è databile al primo decennio del Quattrocento e proviene dal capitello di un pilone del capocroce del Duomo, da cui è stata rimossa per entrare in Museo nel 1969.
Oggi esposta nella sala dedicata all’epoca viscontea (n. 4), essa rappresenta appunto san Luca evangelista, autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli.
Nell’opera il santo appare come un uomo maturo dal volto assorto e severo, incorniciato da chiome fluide, barba bipartita e baffi. Lievi rughe solcano gli angoli esterni degli occhi, la fronte stempiata e lo spazio fra le sopracciglia lievemente aggrottate.
San Luca, recante il simbolo del bue alato nella mano destra e il Vangelo nella sinistra, è abbigliato con una tunica dai sinuosi panneggi che lascia scoperte le punte dei piedi; la completa un manto, le cui pieghe risultano a punta sul petto e ondulate verso il basso.
Gli studiosi hanno attribuito il maestoso “San Luca evangelista”, il cui leggero moto dell’anca anima la figura di una grazia solenne, alle maestranze renane operanti nel cantiere del Duomo tra la fine del Trecento e il primo decennio del secolo successivo. In particolare, la statua si caratterizza per una materia fluente e cremosa tanto nei panneggi quanto nelle chiome, affine a quella del “San Marco” della stessa serie di evangelisti, esposto nei medesimi ambienti.
Uno stile presente anche in altre statuine di formato più piccolo, riconducibile a un maestro tedesco operante nell’orbita di Walter Monich ma nel contempo influenzato, proprio nel cantiere milanese, dai modi più morbidi ed eleganti introdotti da scultori francesi attivi per la Cattedrale sullo scorcio del Trecento.