La statuetta in terracotta, datata 1662 e raffigurante “San Marco evangelista”, è oggi esposta in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
L’opera rappresenta il patrono di Venezia come un uomo maturo e barbato dallo sguardo solenne, con ciuffi di capelli ai lati della testa rivolta verso la spalla destra.
Abbigliato con una tunica e un manto, il santo regge con la mano sinistra un libro aperto, verso il quale, sottolineando la rotazione del busto, si tende anche il braccio destro mutilo della mano. Il movimento diagonale viene bilanciato dal ginocchio destro, che piegandosi e fuoriuscendo dai fitti panneggi fa arretrare il piede, nascosto dai resti delle zampe posteriori del leone, simbolo dell’evangelista.
Quest’ultimo poggia su un basamento poligonale, a sua volta collocato sopra un ulteriore supporto ligneo.
Grazie ai documenti d’archivio gli studiosi hanno ricondotto la scultura a Carlo Simonetta, attivo per il Duomo dal 1660 fino alla morte, avvenuta nel 1693: allievo di Dionigi Bussola, nel 1687 Simonetta fu il suo successore come protostatuario, cioè scultore capo, della Cattedrale.
Autore di numerose opere, di alcune delle quali il Museo custodisce i modelli preparatori (per esempio quello in gesso e terracotta raffigurante la “Nascita di san Giovanni Bono”, 1685), sul versante stilistico Simonetta appare debitore del tardomanierismo pittorico milanese, dai Procaccini al Cerano.
Inoltre, risulta in lui assai spiccata la propensione verso il naturalismo, viva anche nel maestro Bussola e particolarmente evidente nel gruppo marmoreo con “Giobbe e il demonio” (1669), considerato uno dei vertici della sua produzione ed esposto in Museo nel corridoio di passaggio alla sala della Galleria di Camposanto.
Per quanta riguarda il modello del “San Marco evangelista”, la critica ha sottolineato la sapiente modulazione chiaroscurale della superficie, che stempera la potenza plastica risultante dall’alunnato compiuto presso Bussola.
L’opera fu eseguita da Simonetta come modello per una versione in marmo di Candoglia (1662-1664), destinata al fianco meridionale del Duomo: prima commissione importante dello scultore da parte della Fabbrica, la statua vede accresciuto il senso monumentale per mezzo di un più ampio respiro dei panneggi.