Il modello in gesso patinato è oggi esposto in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
L’opera raffigura “San Mattia apostolo”, chiamato da Gesù a sostituire Giuda Iscariota nel gruppo dei suoi dodici discepoli. Dopo l’episodio della Pentecoste, Mattia si dedicò alla predicazione, subendo poi il martirio in tarda età per avere difeso la sua fede in Dio.
Il modello del Museo del Duomo raffigura san Mattia apostolo come un uomo maturo e barbato, dalla folta capigliatura riccia e con lo sguardo severo rivolto verso il basso.
Stante su un basamento circolare, il santo è abbigliato con una tunica e un manto dagli ampi panneggi; la mano destra reca un cartiglio srotolato, mentre la sinistra risulta chiusa e distanziata dal corpo. In origine essa sosteneva un’alabarda, simbolo del martirio.
Eseguita nel biennio 1810-1811 come modello per una scultura marmorea destinata al risvolto di facciata settentrionale del Duomo, l’opera è stata ricondotta dagli studiosi a Giacomo De Maria: bolognese, dopo una prima formazione nella sua città natale si spostò a Roma, dove conobbe il giovane ma già affermato Antonio Canova.
Protagonista del rinnovamento della scultura bolognese in senso neoclassico, oltre che a Milano De Maria fu attivo anche a Ferrara e Rimini.