Deposito

Nazaro inizia la sua predicazione

di Minerbi Arrigo (Ferrara, 1881 - Padova, 1960)

Cronologia: 1948

Misure cm: 94 × 150 × 26

Materia e Tecnica: Gesso patinato a rilievo

N. Inventario: DG13

La formella in gesso patinato, datata 1948 e custodita nei depositi della Veneranda Fabbrica, fu eseguita da Arrigo Minerbi per la prima porta laterale del Duomo, cioè la prima da sinistra guardando la facciata.

Commissionata nel 1935 e inaugurata tredici anni più tardi, la porta bronzea ha come tema “L’Editto Costantiniano di pace del 313”. La formella di cui sopra rappresenta la predicazione cristiana di san Nazaro, ucciso nel IV secolo per avere difeso la sua fede in Dio, nei dintorni di Milano.

Il pannello, di forma rettangolare, è racchiuso su tre lati da una cornice e su quello inferiore da una banda con l’iscrizione “NON LICET ESSE CRISTIANOS” (“Non è consentito essere cristiani”).

L’interno appare suddiviso in due scomparti: il primo, di dimensioni maggiori, ospita la scena principale, mentre il secondo raffigura il martirio del santo.

Nel primo episodio san Nazaro è colto nell’atto di raccontare una parabola del Vangelo a un contadino pagano, appoggiato alla vanga, e a sua moglie, che gli siede accanto con il figlioletto in braccio. Alle spalle del santo si trova un altro contadino di profilo, intento a trasportare un sacco di sementi in spalla.

I due nuclei di personaggi sono inframmezzati da un bue, mentre sullo sfondo si intravede la capanna della famiglia agreste fra gli alberi.

Il secondo episodio presenta invece il corpo esangue di san Nazaro ai piedi del carnefice, stante davanti a un tronco spoglio. Alla destra dell’osservatore compare l’iscrizione “NAZARIUS” in verticale.

Per quanto riguarda il versante stilistico, gli studiosi hanno evidenziato il ricorso di Minerbi alla tradizione quattrocentesca, al realismo e alla verità descrittiva della scultura donatelliana e della pittura masaccesca, con un linguaggio di forte sintesi disegnativa e volumetrica, centrato sulla compiutezza e sulla solidità della forma, nella ricerca di una forte connotazione espressiva dei gesti e delle fisionomie.

La narrazione è scandita dai gesti fortemente espressivi, dominati da una gravità e da una pacatezza classica: si osservi come l’autore, nel raffigurare san Nazaro in atto di predicare, riesca a definire una posa di grande evidenza psicologica, che diviene il nucleo narrativo e concettuale dell’intera formella. Tutto è sospeso attorno al predicatore e, anche nel riquadro minore, Minerbi riesce a raggiungere una forte icasticità: piuttosto che dal cruento atto del martirio, l’attenzione dell’osservatore è catturata dal carnefice in meditazione, sbalzato in volumi netti e decisi che, formalmente e idealmente, contrastano con la delicata modellazione del corpo del martire.