Raffigurante “San Pietro apostolo”, la scultura in marmo di Candoglia databile intorno al primo quarto del Quattrocento proviene dal capitello di un pilone dell’area absidale, da cui è stata rimossa alla fine degli anni Sessanta per consentire importanti lavori di consolidamento dei piloni del Duomo.
Oggi esposta presso il Museo nella sala dedicata all’epoca viscontea (n. 4), essa rappresenta appunto san Pietro, portavoce nonché capo riconosciuto degli apostoli e primo vescovo di Roma, a cui Gesù affida le chiavi del regno dei cieli.
Il santo appare abbigliato con una tunica e un manto dalle abbondanti pieghe; il volto maturo con barba e capelli corti, spostato leggermente verso la sinistra di chi guarda, ha un’espressione assorta, alla cui intensità contribuiscono le pupille originali in piombo.
La mano destra regge le pesanti chiavi del regno dei cieli, mentre la sinistra ospita un codice.
Dal fitto panneggio della veste, infine, si intravedono le dita del piede destro.
Caratterizzata, fra le statue tardogotiche esposte in Museo, da un ottimo stato conservativo, la scultura è ancora rivestita su tutta la sua superficie da una calda patina naturale, che ne accresce il già potente naturalismo.
Per quanto riguarda l’autore, alcuni studiosi hanno suggerito un legame del “San Pietro apostolo” con la produzione dei fratelli veneziani Pierpaolo e Jacobello Dalle Masegne; altri hanno invece sostenuto l’ipotesi di uno scultore lombardo nel solco di Michelino da Besozzo, pittore e miniatore protagonista del tardogotico tra la fine del Trecento e i primi decenni del secolo successivo.
Le ricerche più recenti, tuttavia, non rintracciano nel” San Pietro apostolo” i vibranti ritmi gotici che animano le sculture di Jacobello, bensì alcuni accenti di aggraziato decorativismo (come nei sinuosi giochi lineari dell’orlo del manto) che non intaccano la monumentalità della figura.
Secondo questo indirizzo, l’autore dell’opera sarebbe dunque da rintracciare in un seguace fiammingo di André Beauneveau, scultore, pittore e miniatore francese che verosimilmente eseguì le miniature del “Salterio di Jean de Berry” (1386 circa): quest’ultimo, prezioso libro dei Salmi custodito presso la Bibliothèque National di Parigi, presenta infatti miniature di santi e profeti le cui figure sono contraddistinte dallo stesso panneggio morbido, dalle eleganti cadenze lineari e dall’espressione intensa del “San Pietro apostolo”.