Il modello in terracotta, oggi custodito nel deposito del Museo, raffigura “San Rocco” (1345/1350-1376/1379), patrono di malati infettivi, invalidi e prigionieri che nel Trecento peregrinò per l’Italia guarendo miracolosamente gli appestati.
Il santo è qui rappresentato con l’abbigliamento tradizionale del pellegrino, completo di conchiglia appuntata sulla spalla destra.
Il volto barbato è reclinato verso il basso e piegato verso la destra di chi guarda, mentre la mano sinistra solleva un lembo della veste a scoprire parzialmente la gamba per mostrare la ferita della peste, da lui contratta assistendo i malati.
Un piccolo cane con in bocca un tozzo di pane affianca il santo sulla sinistra: secondo la tradizione, infatti, l’animale salvò Rocco dalla morte per fame quando egli, scoperto di essere ammalato, si isolò per evitare di propagare il morbo.
Sia il santo sia il cane poggiano su un basamento quadrato con l’iscrizione “S. ROCCO”.
Grazie alle fonti d’archivio, è stato possibile attribuire la terracotta, datata 1810, a Pompeo Marchesi: originario di Saltrio, presso Varese, si formò all’Accademia milanese di Brera, dove vinse un soggiorno di studio a Roma durante il quale ebbe modo di confrontarsi sia con la statuaria antica sia con la produzione artistica di Antonio Canova, maestro del neoclassicismo.
Rientrato a Milano nel 1810, lo scultore inaugurò la sua lunga attività per il Duomo, durata quasi cinquant’anni e avviata con il colossale “San Filippo apostolo” per la facciata della Cattedrale, anch’esso oggi custodito in Museo nella sala dedicata all’Ottocento (n. 17).
La terracotta raffigurante san Rocco fu invece eseguita da Marchesi come modello per una versione marmorea collocata su una guglia della facciata del Duomo.