Modelli scultorei

San Tommaso apostolo

di Ribossi Bartolomeo (attivo alla Fabbrica del Duomo dal 1788 al 1811)

Cronologia: 1807

Misure cm: 83 × 38 × 30

Materia e Tecnica: Gesso a tuttotondo

N. Inventario: MS574

Il modello in gesso è oggi esposto in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.

Risalente al 1807, essa raffigura “San Tommaso apostolo”. Noto per non aver creduto agli altri discepoli che gli annunciavano la resurrezione di Gesù, quando lui stesso gli mostrò il costato trafitto esclamò: “Mio Signore e mio Dio”, dedicandosi poi all’evangelizzazione dei popoli.

Il santo è rappresentato come un uomo con barba e capelli folti, dall’espressione ieratica e di aspetto imponente.

Abbigliato con una tunica e un ampio manto dai numerosi panneggi, egli ha il braccio destro sollevato mutilo dell’avambraccio, mentre la mano sinistra è appoggiata al fianco e regge un lembo del manto.

Appoggiato a un tronco d’albero o a una roccia, l’apostolo poggia i piedi cinti da calzari su un basamento circolare.

L’opera fu eseguita da Bartolomeo Ribossi, attivo per la Cattedrale dal 1878 al 1811, come modello per una statua di facciata; alla morte dell’autore, quest’ultima fu scolpita in marmo di Candoglia nel 1812 da Pompeo Marchesi.

Originario di Saltrio, presso Varese, egli si formò all’Accademia milanese di Brera, dove vinse un soggiorno di studio a Roma durante il quale ebbe modo di confrontarsi sia con la statuaria antica sia con la produzione artistica di Antonio Canova, maestro del neoclassicismo.

Dal punto di vista stilistico, il “San Tommaso apostolo” si distacca dalla lezione canoviana per guardare alla scultura romana, e questo vale anche per le altre opere realizzate per il Duomo negli stessi anni (i profeti “Amos” ed “Ezechiele” e “San Filippo apostolo”).