La statuetta in gesso è oggi esposta in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Datata 1857, la scultura raffigura “San Tommaso d’Aquino” (1225 circa – 1274), frate domenicano e dottore della Chiesa noto per la sua monumentale opera teologica e filosofica, in cui i classici del pensiero si intessono mirabilmente con la tradizione cristiana.
Il santo è rappresentato come un uomo dallo sguardo assorto, rivolto verso la sua sinistra. Il capo è caratterizzato dalla tonsura.
Vestito con abiti domenicani dagli ampi panneggi, il santo regge nella mano sinistra un libro chiuso, mentre con la destra sembra compiere il gesto di chi sta per prendere la parola.
Stante su un basamento poligonale, san Tommaso ha il piede sinistro in posizione avanzata rispetto al destro.
Eseguita come modello per una versione marmorea destinata a una finestra del tiburio del Duomo, l’opera è stata ricondotta dagli studiosi allo scultore milanese Giovanni Antonio Labus. Attivo per la Cattedrale dal 1827 fino quasi alla morte, in questo periodo l’artista realizzò per il Duomo numerose sculture: tra esse si ricordano per esempio il “San Giacomo minore”, elaborato per l’altare di San Giovanni evangelista (1842), e il “San Frontone” (1845) per il gugliotto Pestagalli.
In queste opere, secondo gli studiosi vicine ai risultati formali di Lorenzo Bartolini e Vincenzo Vela, si nota una fusione di idealismo e realismo sia nei volti sia nella resa del panneggio, nonché un’espressività e un pittoricismo intensi che testimoniano l’orientamento romantico dell’artista.