La scultura in marmo di Candoglia, raffigurante forse “San Vittore” e realizzata nell’ultimo decennio del Quattrocento da un ignoto scultore milanese, è oggi esposta nella sala del Museo dedicata all’età sforzesca (n. 7).
Proveniente dall’intradosso di uno dei finestroni absidali della Cattedrale, l’opera rappresenta il santo come un giovane soldato dallo sguardo ieratico e la lunga capigliatura mossa.
Abbigliato con un’armatura dagli alti schinieri, elegantemente decorati, e da un manto che copre le spalle e il braccio destro, egli piega il sinistro sul fianco corrispondente; è verosimile che in origine la mano destra recasse un oggetto oggi perduto, forse un’arma realizzata in metallo.
La figura poggia su un basamento poligonale.
Gli studiosi hanno sottolineato la solida plasticità della statua, percorsa da movimenti trattenuti che le conferiscono un sottile dinamismo interno, accentuato dalle pieghe della veste, dalla rotazione del capo a destra, dal contrapposto piegarsi del braccio sinistro e della gamba destra.
Per quanto riguarda il versante stilistico, le pieghe spigolose e prive di scioltezza del manto rimandano al perdurare
della “maniera cartacea” praticata nel cantiere del Duomo da Giovanni Antonio Amadeo e Giovanni Antonio Piatti: un linguaggio che sul finire del Quattrocento secolo cede il posto alle nuove istanze classiciste.
La scultura del giovane soldato sembra collocarsi in un momento di transizione, caratterizzato da una fiera e moderna monumentalità che presenta, però, qualche residuo non ancora superato della vecchia maniera.