La statuetta in terracotta è oggi esposta in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Datata 1837, l’opera raffigura “Santa Caterina martire”, giovane cristiana vissuta fra il III e il IV secolo ad Alessandria d’Egitto: condannata al supplizio della ruota dentata e infine decapitata per avere difeso la sua fede in Dio, secondo la tradizione le sue spoglie furono trasportate dagli angeli sul monte Sinai.
La santa è rappresentata come una fanciulla dallo sguardo assorto, rivolto verso la sua sinistra.
Abbigliata con una tunica e un manto dall’ampio panneggio, che le copre anche il capo, la santa regge nella mano destra la palma del martirio e nella sinistra un cartiglio chiuso.
Stante su un basamento poligonale con inscritto il suo nome, santa Caterina poggia il peso sulla gamba destra, mentre la sinistra è flessa e in posizione arretrata.
Eseguita come modello preparatorio per una versione in marmo di Candoglia destinata alla Cattedrale, la statuetta è stata attribuita dagli studiosi a Stefano Girola: forse originario della Valsesia, si formò a Milano presso l’Accademia di Brera con Camillo Pacetti, subendone l’influenza stilistica neoclassica. Girola fu attivo a lungo per il Duomo, realizzando varie opere dal 1811 al 1861.