Modelli scultorei

Santa Dorotea

di Bussola Dionigi (Milano, 1612 circa-1687)

Cronologia: 1673-1674

Misure cm: 57 × 26 × 21

Materia e Tecnica: Terracotta a tuttotondo

N. Inventario: MS666

Raffigurante “Santa Dorotea” e databile fra il 1673 e il 1674, il modello in terracotta fu eseguito come prova per la scultura definitiva in marmo di Candoglia, collocata all’esterno del Duomo sul fianco meridionale (1678).

Il modello, entrato nel deposito del Museo nel 1952, è invece esposto dal 2013 presso la sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per la Cattedrale

L’opera in oggetto rappresenta appunto santa Dorotea, giovane martire originaria della Cappadocia, nell’odierna Turchia, uccisa nel 284 per aver difeso la sua fede in Dio. Molto venerata nel Medioevo, la santa è nota per il miracolo del cesto di mele e rose fatto apparire prima della sua morte per rispondere alla scettica richiesta del giudice Teofilo, che subito dopo si convertì al cristianesimo andando anch’egli incontro al martirio.

Nel modello del Duomo, la cui superficie ha mantenuto la finitura originale seicentesca, santa Dorotea è ritratta come una fanciulla con il busto e la testa che ruotano verso la sua sinistra, mente le gambe restano frontali; le braccia sono invece incrociate dietro la schiena.

Un morbido panneggio, assicurato mediante una bretella passante sulla spalla destra, copre la santa dalla vita alle ginocchia, avvolgendo anche il braccio sinistro e ricadendo sul retro fino a terra.

Lo sguardo di Dorotea, la cui folta chioma appare raccolta sulla nuca, è rivolto in basso, verso un putto che la guarda a sua volta reggendo fra le mani un cestino intrecciato: quello di mele e rose fatto apparire miracolosamente per il giudice Teofilo.

Entrambe le figure poggiano su un basamento circolare, a sua volta innestato su una seconda base quadrata.

Grazie ai documenti d’archivio il modello è stato attribuito dagli studiosi a Dionigi Bussola, artista lombardo che, assunto dalla Fabbrica nel 1645, divenne il maggiore scultore operante per il Duomo in quel secolo, giungendo a ricoprire nel 1658 la carica di protostatuario (cioè scultore capo).

All’interno della sua vasta produzione, risultano particolarmente importanti i due rilievi realizzati fra 1658 e 1660 per la facciata della Cattedrale: raffiguranti “Elia e l’angelo” e la “Seconda apparizione dell’angelo alla madre di Sansone”, essi mostrano infatti la piena padronanza da parte di Bussola dei mezzi compositivi e scenografici dell’arte barocca, approfondita di persona durante l’apprendistato giovanile a Roma.

Il modello della “Santa Dorotea”, invece, è considerato l’esito più alto della sua carriera, grazie alle forme sinuose ed eleganti e all’andamento serpentinato che anticipa il decorativismo proprio del barocchetto di primo Settecento.